63 Ai tempi della Jugoslavia esisteva a Spalato soltanto un Fascio di Italiani (all' estero). Ora questo venne trasformato in un normale Fascio di combattimento con scopi, in questo primo tempo, precipuamente assistenziali ai profughi rimpatriati. Furono istituite delle Cucine economiche che distribuirono il pranzo a 400-500 persone al giorno. In quest’ opera si distinse la vedova del compianto patriota triestino, Riccardo Pitteri, accorsa a portare il suo contributo di fervore e di esperienza. Alla distribuzione di questi pranzi assistette più volte il figlio del martire istriano, Nazario Sauro, che si trovava a Spalato quale ufficiale della R. Marina. Spalato fu in pari tempo inondata da giornali italiani, profusi volutamente, coll’ intento di aprire gli occhi della cittadinanza, ottenebrata dalla propaganda jugo-franco-inglese, che aveva seminato tutte le panzane e calunnie possibili sul conto dell' Italia e del suo esercito. Ai cinematografi fu fatto l’obbligo di proiettare all’ inizio di ogni spettacolo il « Giornale Luce », onde far conoscere a tutti la realtà della situazione nella penisola e le grandiose realizzazioni del Fascismo. Autocarri del Dopolavoro proiettarono nelle piazze di Spalato, dei sobborghi e dei villaggi vicini pellicole con commedie e drammi italiani, taluni dei quali di argomento patriottico, come il «Tessitore» di Tumiati. Una banda militare di prim’ordine, composta da 150 suonatori, concertò nella Piazza dei Signori e alla Marina di Spalato, riscuotendo sinceri e meritati applausi. Da questa banda furono suonati « L’inno a Roma » e « Giovinezza ». Per necessità politiche e militari tutte le scuole erano state chiuse prematuramente. 11 disappunto delle famiglie per questo provvedimento venne lenito dalla deliberazione delle nostre autorità scolastiche di esentare gli scolari dagli esami finali e di classificarli con uno scrutinio di benevolenza. Nella prima domenica di giugno, fu solennizzata anche a Spalato la Festa dello Statuto. L’insieme di questa solennità è stato una rivelazione, per gli Spalatini, e per gli Italiani stessi. Gli Spalatini, che credevano di conoscere l’esercito italiano attraverso i comunicati della radio di Londra durante i primi mesi della campagna d’ Epiro, rimasero impressionati al veder sfilare un corteo interminabile di impeccabili truppe d’ogni arma e categoria, dotate dei mezzi più moderni d’offesa e di difesa. Ricorderò, anzi, un episodietto, comico, ma caratteristico per lo stato psicologico di quei giorni. Gli Spalatini ignoravano che i Bersaglieri sfilassero a passo di corsa. Terminata la sfilata lungo la Riva, le truppe imboccavano, ad angolo retto, una via conducente nell’ interno della città. II pubblico, che assisteva alla sfilata in questa via laterale, al veder capitare i Bersaglieri a corsa sfrenata, fu colto da panico, al pensiero che accorressero verso qualche luogo di disgrazia, per lo meno per un incen-