51 Telegrafare ? Sì, una parola ! Sin dai giorni precedenti davanti allo sportello dell’accettazione telegrammi si accalcava la gente ed ognuno aveva tre, quattro, cinque telegrammi da consegnare; con due soli apparati trasmittenti, non era possibile soddisfare migliaia di richieste. Così che 1* ufficio telegrafico, approfittando della partenza di un motoveliero per Ancona, faceva imbarcare tutti i telegrammi accettati, perchè fossero poi trasmessi da quegli uffici. Pochi cittadini si avventuravano per le vie della città ; calli e piazze, coperte da mucchi di vetri rendevano pericoloso il transito; dalle finestre e dai tetti si staccavano rottami di imposte, di tegole, di abbaini. Squadre di Vigili del fuoco e dell’ UNPA provvedevano a sgomberare le macerie, e puntellare muri, a far spazzare le calli. Occorre qui ricordare che il nemico aveva lanciato in tutta la giornata una settantina di bombe, e che quello che non avevano fatto le esplosioni, lo avevano invece fatto i violentissimi spostamenti d’aria. 11 passaggio continuo dei nostri aerei, talvolta vicini, e perciò riconoscibili, talvolta lontani, e perciò sospetti, inducevano in quest’ ultimo caso a far rientrare i passanti nei posti più vicini. La prudenza non era ancora mai troppa. 11 venerdì santo, 11, nelle prime ore del mattioo, alcuni scoppi lontani facevano affluire ancora una volta i passanti alla Riva Vittorio Emanuele 111. Le pattuglie di sorveglianza cercavano di indurre i curiosi a rientrare; ma era come predicare al vento. Allontanati da una parte, riapparivano dall’ altra. Erano nostre squadriglie, e volevamo vedere, ad ogni costo. Gli aerei, sorvolando l’isola di Ugliano, lasciavano cadere alcune bombe, evitando rigorosamente i villaggi abitati, tanto vero che nessun danno si ebbe nè alle persone nè alle case. 11 castello di S. Michele non dava segno di vita. Si parlava, in città, di postazioni antiaeree, di batterie, mentre in realtà non vi erano che due mitragliere, essendo stati tolti giorni prima i grossi pezzi, nella certezza che avrebbero finito, malconci, nelle nostre mani. Il presidio di Oltre, composto da un centinaio di soldati, era al comando di un maggiore. Dalla riva si distinguevano nettamente alcune bandiere jugoslave, inalberate su antenne. Poco dopo gli aerei sparivano dal nostro sguardo. L’ ordine di lasciare i ricoveri non era ancora stato dato, ma ad onta di ciò molti erano rientrati nelle case, nella certezza che ormai altre incursioni nemiche non si sarebbero avute. Troppa buona guardia facevano i nostri cacciatori e troppe devastazioni di aeroporti e di materiali aveva subito il nemico, per indurlo a ritentare la prova. Ai rimasti nei ricoveri, venivano distribuite, a mezzo di squadre dell’ UNPA, di Avanguardisti, di Giovani Italiane e di Giovani Fasciste, vivande calde, uova e latte per bambini e vecchi, pane e frutta ; alla sera, medici di turno visitavano i rifugiati, per il caso qualcuno avesse avuto bisogno di assistenza, mentre i PP. Francescani Pietro e Ugo recavano, con la preghiera, la parola del conforto e delia fede, che del resto mai era venuta meno, come non era venuto meno il buon umore, che talvolta scoppiettava da una parte o dall’altra. Le notizie sull’andamento delle operazioni prò-