47 zione celata sotto le forme di una franchezza militare ». Parco parlatore, chiuso ed entusiasta, sognatore e realizzatore, prudente ed impulsivo, credente fino alla cecità nella potenza indistruttibile di Roma e saturo d’una innata fierezza e indipendenza di dalmata ; mite nelle oppressioni « quando non lo spingesse l’ira o non 1’ armasse la conculcata maestà di Roma » (Costa); studioso da tavolino finché il sangue caldo non lo facesse scattare, ambizioso e dispregiatore delle pompe, non aveva alcuna stima della folla, e alla Roma lussuriosa del suo tempo doveva apparire un puritano, mentre era un puro ; dominatore di uomini e di eventi, Diocleziano, solo, osò lottare contro la fatale decadenza della romanità, e nel disperato tentativo di restaurare l’impero fiaccò energie e volontà; da questa sublime illusione perduta si estrinsecò l’uomo con tutte le proprie passioni e debolezze fino a un’ intima amarezza, fino a una profonda stanchezza di sè e del mondo, fino alla semplice e spontanea abdicazione, fino alla leggendaria coltivazione dei cavoli salonitani. Mai fino allora Roma e il mondo avevano visto un’ abdicazione ; 1’ anima tormentata di Diocleziano fu la prima dell’esigua ma drammatica serie di sovrani che fino a Edoardo Vili, abdicarono per preponderante personalità ed originalità. Tipiche personalità di combattimento furono pure, con tutte le loro umane passioni, Girolamo e Tommaseo: non solo la sapienza pugnace accumuna il formidabile polemista, padre della Chiesa latina, e il combattivo e irrequieto «domenicano laico» dell’ 800, ma tutto un insieme di fatti e d’inclinazioni avvicina questi due uomini e queste due anime straordinariamente complesse. In ambidue la medesima impronta di forza e di spiccata originalità ; facilmente irritabili, impetuosi, spesso violenti; anime sature di bontà ed insieme cariche di sdegno e in cui si alternano pratiche d’ amore a magnanime collere e a maledici e acri giudizi ; portati anzi pronti alla critica e insofferenti di censure ; Girolamo non volle mai essere legato a nessuna chiesa particolare, Tommaseo a nessun partito e a nessun cenacolo letterario ; in ciascuno una strana coesistenza di affabile socievolezza e di intrattabile solitudine; la pazienza non era nè per l’uno nè per l’altro la maggiore virtù; all’uno e all’altro venne imputata una totale mancanza di carità mentre è un controsenso chiedere della mitezza a simili temperamenti. In ciascuno una appena percettibile antitesi fra il preponderante mondo latino e italiano e alcuni lati orientali. Non usi a reticenze ignoravano nei loro affetti e sentimenti le vie di mezzo; Rufino chiamava Girolamo il « detrattore universale »; secondo alcuna critica Tommaseo appare il detrattore di quasi tutta la letteratura e politica a lui contemporanee; in ciascuno assieme alle più erudite minute o petulanti osservazioni fanno riscontro voli di pensiero fra i più arditi e geniali ; lo stile in ambedue è rapido, nervoso, tutto punte, agile e muscoloso; l’uno e l’altro in difetto di virtù di sintesi procedono per analisi