26 E sorgono chiese dovunque nelle città di Dalmazia avanti il 1000, a Spalato, a Nona, ad Arbe, nelle quali gli elementi tecnici e decorativi del Mausoleo di Diocleziano, si elaborano, rozzamente, in architetture, che commuovono per la ingenuità che rivelano nello sforzo di adeguarsi, con sì pochi mezzi, ai grandi modelli. Quest’ arte preromanica trova l’espressione più caratteristica nella mole rotonda del San Donato (IX sec.) di Zara, composta di materiale romano di spoglio, disposto secondo una goffa distribuzione architettonica, per un accavallamento discorde di elementi e motivi nei suoi muri e nei suoi appoggi, concepita ed attuata da un artefice rozzo, che cerca di riprodurre, e riproduce infatti, nelle absidi, e negli ambulacri, ancora le linee del Mausoleo. Dopo il 1000, gli strumenti di lavoro e la tecnica si perfezionano, il gusto si affina, l’architettura assume forme più razionali, e grazia e sicurezza di stile, e sorgono i primi campanili romanici veramente detti, che adornano le nuove cattedrali di Arbe, di Spalato, di Traù, di Cattaro; e dalla schiera anonima delle maestranze, già verso il XIII secolo, si affermano i primi artisti, quali il Buvina, che scolpì il bellissimo pulpito e intagliò nel legno la porta e gli stalli del Coro del Duomo di Spalato e ne ideò le linee del campanile ; e Rado-vano di Traù, che firmò il suo capolavoro, il Portale della Basilica di San Giovanni, che è forse tutta intera sua opera, ed è una delle meraviglie più perfette dell’arte romanica nel mondo. Nel XIV, si ricostruisce la Basilica di Santa Anastasia, che assieme a quella di San Grisogono, e alla chiesa di S. Maria delle Benedettine, forma il fiore dello stile romanico di Zara. E questo stile perdura tenacissimo, e dà all'arte dalmatica una sua fisionomia inconfondibile, sino a quando Venezia, sottratta, nel 1420, la Dalmazia al dominio ungherese, vi impone col suo influsso politico, anche quello architettonico. Gli artisti veneziani, costruendo in Dalmazia, vi lasciano modelli ed allievi, che, imitando i maestri, introducono, fra le linee del romanico, la grazia aerea dell’ogivale veneziano; per cui le città dalmate si abbellano di cortili, di balconi, di bifore e trifore, che danno loro quel caratteristico aspetto, che esse hanno ancora oggi. Ma il gotico veneziano non attecchisce pienamente, senza contrasti, sul suolo della Dalmazia, fedele sempre alle forme, in cui Roma aveva plasmato le sue anime e i suoi monumenti, e si perde in un eclettismo originalissimo, dove si mescola in armonica promiscuità coi motivi imperiali, in un trapasso di stili, che innestandosi l'un sull’ altro in modo vario e complesso, formano quello stile caratteristico che conferisce sì grande fascino al Palazzo dei Rettori in Ragusa e a quel gioiello di eleganza eh’è il campanile del Duomo di Traù; il quale, dall' inferiore ordine, d’ aspetto e forme gotiche, passando insensibilmente attraverso tutto un delicato ricamo di trafori, culmina in pieno Rinascimento, con libera, ma armonica, distribuzione di stili. Col Rinascimento, si ritorna, con rinnovato amore, alle fonti dell’ ispirazione imperiale, e gli artisti dalmati, che non si erano mai allontanati definitivamente