— 35 — dei suoi uei dintorni di Iagodina per fronteggiare l’esercito turco del sud: quivi ricevette contemporaneamente da Kourschid e da Maraschli-pascià invito di recarsi presso di loro per addivenire ad amichevoli accordi. Milosch si recò dapprima al campo di Kourschid, ma le trattative di pace fallirono per le soverchie esigenze di questi: recatosi in seguito presso Maraschli-pascià ebbe nelle trattative miglior fortuna : le condizioni di pace desiderate dai Serbi furono accettate dal Pascià e ratificate poco dopo dalla Sublime-Porta. Tali condizioni assicuravano alla Serbia l’autonomia amministrativa e giudiziaria, la libertà religiosa, il pagamento di un solo annuo tributo, capi proprii nelle città e nei villaggi: la Serbia riconosceva l’alta sovranità del Sultano, ed ai Turchi era solo permesso di avere stabile dimora in sette fortezze, fra cui Belgrado e Seinendria, nelle quali essi conservavano diritto di guarnigione: un alto Commissario turco risiederebbe in Belgrado. Con questa pace (ottobre 1815) la Serbia risorse come nazione: prese le armi spinta alla disperazione dal mal governo dei luogotenenti del Sultano e lottò, ora da sola ora soccorsa dalla Russia, dal 1804 al 1815 con indomabile fierezza, con ardire e coraggio ammirabili. Due uomini sommi emersero per capacità durante questo periodo rivoluzionario: Giorgio Pe-trovich detto Karageorges e Milosch Obrènovitch: di oscuri natali entrambi, quasi illeterati come lo era la gran parte dei Serbi d’allora, ma forniti da natura