— 76 — costringerli a rientrare nei proprii confini. L’esercito serbo, costretto alla difensiva, non potè impedire che i turchi invadessero il Principato: le sconfitte generarono dissapori e sfiducia: gravi dissidi si manifestarono fra il comandante in capo generale Tchernajeff ed i generali serbi: le popolazioni del Principato, deluse nelle loro speranze, dimenticarono che la guerra era stata provocata dal loro contegno ed accusavano il Principe di averla voluta per soddisfare le sue mire ambiziose. La Serbia si difendeva a stento e la Turchia, approfittando delle sue vittorie, manifestava già duri propositi a suo riguardo e non faceva mistero della sua decisione di volerla ridurre al primitivo stato di sudditanza. La Russia, che aveva incoraggiata la Serbia alla resistenza, che l’aveva spinta agli armamenti ed alla guerra, non poteva ancora intervenire nella lotta perchè non ancora sufficientemente preparata: le altre potenze europee erano titubanti nelToffrire la loro mediazione perchè erano impedite dalla difficile posizione creata politicamente a ciascuna di esse dagli avvenimenti in parola. Dure prove e tristi giorni si preparavano per la Serbia quando per di lei fortuna scoppiò a Costantinopoli, sul finir dell’agosto 1876, una delle solite rivoluzioni di palazzo col conseguente cambiamento di Sultano e con esso si mutò radicalmente l’indirizzo politico della Porta. La Serbia concluse prontamente un armistizio fino al 2 ottobre 1876: le grandi potenze europee, accor-