— 41 — poche concessioni colla pace del 1815 andava continuamente acquistandone delle nuove per la somma sagacità di Milosch. Voler riprendere un potere spontaneamente ceduto con un atto di debolezza e perduto con una fuga, che lo aveva disonorato, era un pretendere soverchio in nome delle sue passate eroiche azioni, era un voler fare troppo a fidanza colla generosità di Milosch, il quale avrebbe dovuto a sua volta rinunciare ad un potere, a cui era salito mercè il suo costante lavoro e la sua abnegazione in pro della nazione. Per tutte queste ragioni Milosch inviò messi a Karageorges per indurlo, e costringerlo all’occorrenza colla forza, ad uscire dalla Serbia: ma sia che egli opponesse resistenza nella speranza che il popolo sarebbe accorso a lui, sia che gli inviati di Milosch temessero che in tale eventualità venissero a sovrastare nuovi pericoli e nuove guerre al paese, che appena cominciava a riaversi dalle passate sventure, è un fatto che Karageorges venne messo a morte ad Adzagna presso Semendria (1). Cosi finì quest’uomo che alle sue grandi virtù di uomo d’azione e di sol- (1) Karageorges fu decapitato e la sua testa inviata a Costantinopoli venne esposta sulla porta del Serraglio colla seguente iscrizione: Testa del famoso capo bandito serbo detto Karageorges. Per cura di Milosch i resti mortali dell’eroe della prima guerra di indipendenza vennero deposti nella chiesa del villaggio di Topola, ove gli fece erigere una tomba. Attilio Brunialti nel suo lavoro Gli eredi della Turchia (Milano, presso Treves, 1880) afferma a pag. 194 di essere stato assicurato che Milosch Obrènovitch tagliò egli stesso la testa di