— 73 — squadre in aiuto degli insorti: ad essa erano rivolte le loro speranze e si poteva argomentare che da essa dipendeva l’esito della insurrezione. Tuttavia il principe Milano esitava a lanciarsi in un’impresa, da cui non sapeva come ne sarebbe uscito: egli trovavasi in diffìcili condizioni perchè le potenze europee lo guardavano con diffidenza, accusandolo di fomentare colle sue mire ambiziose l’irriquietezza delle popolazioni slave, mentre il rinunciare all’intervento era un perdere se stesso e la sua dinastia nell’opinione del suo popolo e di tutti gli slavi. Scoppiarono disordini allo interno: la nazione quasi intiera chiedeva che si dichiarasse guerra alla Turchia, ritenendosi dai più che il moto dell’Erzegovina fosse una buona occasione per gli slavi onde emanciparsi dalla Porta: ed era convinzione generale che se la Serbia lasciavasi sfuggire tale occasione, gli altri popoli slavi non le avrebbero mai perdonata la sua indifferenza per la causa comune. Il momento era solenne per la Serbia e per gli Obrènovitch: il principe Milano, titubante sulla politica da seguirsi in tale difficile circostanza, non sapeva decidersi per la guerra o pel non intervento, perchè ben conosceva che nel primo caso sarebbe stato disapprovato da tutte le potenze europee, nel secondo dalle popolazioni slave. A troncare i suoi dubbi ed a moderare gli spiriti bellicosi della nazione serba venne in buon punto la minaccia dell’Austria, la quale dichiarò che avrebbe occupato militarmente