— 39 — a fare: Milosch, servendosi utilmente di quanto aveva fino allora ottenuto ed usufruendo abilmente degli imbarazzi, In cui si trovava a quando a quando la Porta, tendeva ad ottenere nuove concessioni allo scopo di conseguire l’indipendenza della nazione e consolidare il suo potere. La posizione di Milosch non aveva pertanto nulla di legale: solo la fiducia, che aveva saputo inspirare in tutta la nazione colle sue nobili azioni, lo indicava come l’uomo più capace a reggerne i destini; con lui i generali ottomani avevano trattato la pace perchè a ciò egli era stato delegato da tutti i Serbi, che lo avevano riconosciuto come capo e gli avevano obbedito durante la guerra; ma, cessata questa, veniva naturalmente a cessare ogni sua autorità e la Porta non riconosceva in lui che uno dei capi più influenti della nazione serba. Il suo potere puramente morale gli veniva contrastato da altri capi, di lui gelosi, e dallo stesso governatore turco Maraschli, il quale vedeva in lui l’ostacolo maggiore per assoggettare nuovamente la Serbia al suo assoluto potere. Di tutto ciò era ben convinto Milosch, il quale, valendosi abilmente della sua posizione, lottava vittoriosamente contro ogni insidia ed inspirava in tutti un salutare timore. Maraschli, visto riuscire inutili i mezzi da lui tentati direttamente con Milosch per limitare i vantaggi già accordati alla Serbia colla pace conclusa, gli suscitò contro potenti rivali, che tentarono invano screditarlo presso la nazione: Milosch, la cui autorità