— 58 — e molto imparato: egli si era convinto che un popolo che ha riacquistata la libertà per virtù propria non rinuncia più ad essa: che questo popolo non aveva cacciati i secolari ed avidi dominatori per tollerare poi un nuovo despota ancorché concittadino: si era persuaso che nell’indirizzo generale della politica e neH’andamento del governo non bisogna inspirarsi ai soli sentimenti personali, ma tener conto sopratutto di quelli della maggioranza della nazione. Epperciò egli rientrò in Serbia e riprese le redini del potere col fermo proposito di far dimenticare il suo passato dispotismo inaugurando un governo inspirato a larghi sentimenti di libertà e d’eguaglianza ed assecondando le aspirazioni generali della nazione. E così fu: egli regnò ancora due anni durante i quali le condizioni interne del paese migliorarono sensibilmente mercè le cure continue che il suo governo dedicava a tutti i cespiti della pubblica prosperità. Nelle sue relazioni estere si accostò alle vedute della Russia, ai cui consigli si dimostrò sempre deferente: i suoi rapporti coll’Austria non erano punto cordiali, e ciò era conseguenza naturale del suo ritorno e della caduta di Ivarageorgevitch, per cui l’Austria aveva perduta ogni influenza in Serbia: colla Turchia restò sempre in buon accordo non solo, ma seppe destreggiarsi in modo da ottenere qualche nuova concessione per il paese, però non potè ottenere che fosse riconosciuto per la sua famiglia il diritto ereditario al trono di Serbia. Ma ciò che gli venne negato dal Sultano, gli fu con-