— 96 — dare la grande vittoria, per cui ebbimo unità ed indipendenza, ma si torce lo sguardo dalla vicina Custoza, ove per due volte fummo sconfitti. Tale è l’opera giornaliera e costante di quelli che pretendono di educare il popolo a civili virtù e non si accorgono che parlandogli solo e continuamente della sua potenza e dei suoi passati trionfi, lo rendono tanto fiducioso nella propria forza da ritenerla sufficiente, anche impreparata, a raggiungere qualunque intento ed a far fronte a qualunque pericolo. Cosi si creano le illusioni e si preparano i disastri. Ed a questa sbagliata educazione delle masse popolari aggiungasi la decadenza morale e materiale dei nostri ordinamenti militari, una politica interna informata solo a spirito di partito, una politica finanziaria dimentica dei grandi concetti ed inspirata solo alle grette idee che suggeriscono i piccoli mezzi atti a far fronte alle esigenze giornaliere dei bilanci, una politica estera debole e troppo ossequiente, la mania festajola e spendereccia di quasi tutta la nazione e si vedrà su qual pericolosa china corra la patria nostra, e come sia necessario che intervenga pronta e diretta l’opera energica del Principe a porre fine a tanta gazzarra ed a richiamare la nazione a più seri propositi (1). A tutti i sopraccennati guai aggiungansi le malversazioni e gli scandali bancari, la mancanza quasi assoluta delle monete divisionarie, l’aggio pel cambio superiore all’ 11 °/0, e si dovrà da tutti convenire cbe mai l’Italia trovossi in condizioni cosi tristi e difficili.