razioni secolari dei Serbi erano esauditi e soddisfatte: le popolazioni festeggiarono con entusiasmo il fausto avvenimento che coronava l’opera, a cui la nazione aveva dedicato, quasi per un secolo, tutte le sue forze ed alla quale concorsero con pari attività e saggezza popolo e principi. 1 Serbi avevano riposto, fin dal principio delle lotte per l’indipendenza, la loro fiducia nel grande Milosch Obrènovitch e mal non s’apposero, perchè lo splendido risultato lo debbono in gran parte alla sua fermezza di propositi ed alla sua saggia politica, proseguita con vantaggio dai suoi successori. Le instabili condizioni dell’Europa d’allora, le guerre d’indipendenza combattute in quei tempi da quasi tutti i popoli, l’ambizione della Russia che si esplicava favorevole agli Slavi dei Balcani, furono bensì potenti ausiliari all’opera rigeneratrice intrapresa dagli Obrènovitch in favore della patria loro, ma tutto ciò non sarebbe stato sufficiente se essi non avessero guidato con mano ferma e risoluta la nazione nel difficile cammino. La proclamazione del regno ebbe luogo poco tempo dopo ed il Principe assunse il titolo di Milan I Obrènovitch, re di Serbia. Un nuovo periodo di vita s’apriva per questa nazione risorta libera ed indipendente: periodo di raccoglimento, in cui Principe e popolo avrebbero dovuto procedere concordi per rendere il paese degno di occupare fra le altre nazioni il posto eminente, a cui virtù e fortuna lo avevano elevato: si poteva dire