— 55 — come suo liberatore e come capo della grande famiglia slava, impose al Principe di licenziare il suo primo ministro Garaschanine e di unire le sue forze a quelle della Russia: Alessandro Karageorgevitch cedette sul primo punto e destituì il ministro, ma rifiutò il suo concorso armato. Tale soluzione era contraria alle aspirazioni generali della nazione, la quale in quelle difficili circostanze avrebbe forse potuto approvare la politica di neutralità voluta dal Principe, ma non era punto disposta a vedere sacrificato in causa di essa il ministro Garaschanine, alla cui opera costante e sagace doveva la Serbia una prosperità ed un benessere fino allora sconosciuti. Allorquando la destituzione del Garaschanine fu conosciuta, imponenti dimostrazioni popolari si fecero in quasi tutte le città del principato in suo favore : le stesse autorità costituite andavano a gara col popolo nell’onorare ed esaltare l’abile ministro, sacrificato per la poca energia del Principe. Nè ciò bastò: una vasta congiura venne ordita per proclamare la decadenza di Alessandro Karageorgevitch e ad essa presero parte uomini eminenti per virtù, dottrina e posizione sociale: scoperta e denunciata al Principe, questi reagì con rigore inaudito, e se i principali congiurati ebbero salva la vita, essi la debbono al pronto intervento della Turchia. La posizione del Principe ne fu scossa, la sua autorità ne venne diminuita e, quantunque sostenuto dall’Austria, egli diventò impopolare non solo, ma inviso alla nazione: la Russia, libera ormai dal