— 64 — al diritto delle genti suscitò un’agitazione straordinaria in tutta la Serbia ed a grandi grida e con imponenti comizi si chiedeva al Principe di vendicare l’oltraggio dichiarando la guerra alla Turchia. Il principe Michele dimostrò in tale circostanza un’energia ed un tatto politico tali che valsero a risparmiare alla Serbia le calamità di una guerra ed ottenere le volute soddisfazioni e sensibili vantaggi per la nazione. Egli denunciò a tutte le potenze il barbaro attentato, reclamò dalla Turchia la punizione dei colpevoli, la riparazione dei danni patiti dalla città, maggiori garanzie di tranquillità per l’avvenire ed appoggiava i suoi reclami radunando buon numero di truppe. Le potenze europee si intromisero: una conferenza internazionale si riunì per appianare la vertenza: il principe Michele riuscì a calmare l’agitazione della popolazione esortandola ad aver fiducia in lui e nell’azione comune delle potenze. La conferenza, dopo un non lungo ma penoso lavoro, riuscì a redigere un trattato in dodici articoli: con esso si diedero alla Serbia maggiori garanzie di difesa per l’avvenire e con esso si evitò la guerra, ma non si tolséro le cause di malcontento fra la Serbia e la Turchia, perchè quella sperava maggiori vantaggi e questa non era disposta a sensibili concessioni. L’irritazione in Serbia non cessò e non si tralasciava occasione per dimostrarla palesamente in odio alla Turchia: si celebrò con slancio il cinquantesimo anniversario della seconda rivoluzione, ed in tale occasione l’Assemblea nazionale