— 61 — paese ogni elemento, costituisce una di quelle opere così colossali, a cui può attendere solo una mente elevata, una volontà ferma, un carattere risoluto ed energico. Perciò non è a stupire se egli incontrava a quando a quando nelle sue riforme e nell’applicazione delle sue leggi una qualche opposizione in quelle menti greggie e limitate, che giudicavano della bontà, e saggezza del governo del Principe dai vantaggi immediati che esso apportava. Si aggiungano a tutto ciò le difficoltà che tratto tratto gli venivano sollevate dalle potenze estere, le apprensioni che in lui si destavano ad ogni contrasto fra Serbi e Turchi, che occupavano ancora le principali piazze forti del regno, le opposizioni che gli suscitavano i rivali gelosi del suo potere, e facilmente si comprenderà come fosse necessario che egli imponesse talvolta in modo assoluto quanto riteneva utile al benessere della nazione. Credo quindi che il dispotismo di Milosch sia non solo scusabile, ma sia stato necessario in quei primi anni di nuova vita per la Serbia: mediante esso il Principe potè stabilire solide basi di governo ed avviare il paese sul cammino della civiltà e della libertà in modo che potesse poi progredire senza gravi scosse e senza soste. Milosch ebbe fede in se stesso e trionfò di tutti gli ostacoli: la storia lo annovera giustamente fra gli Uomini grandi di questo secolo e la patria sua riconoscente lo ricorda come il fondatore della nuova Serbia risorta a nazione libera ed indipendente.