anche i Croati e gli Sloveni, malgrado appartengano alla medesima civiltà occidentale, non potranno mai creare un’unica letteratura croato-slovena ». Bis zum letzten Flaggenschuss (Fino all’ultimo Ammainabandiera), ricordi del capitano di corvetta austriaco, Georg von Trapp, comandante di sommergibili nella grande guerra. Editore Anton Pustet, Salisburgo-Lipsia, 1935, nuova edizione. Dagli appunti di un diario di guerra, ampliamente nella calma della disoccupazione, è nato questo libro interessante, malgrado la sua cieca fede austriaca, perchè è scritto con brio, sincerità e buon senso. Non parleremo del suo valore tecnicomilitare ; ma ce ne occupiamo per la ragione che l’azione dei sommergibili si svolse nel mare che sta fra Sebenico e Cattaro e che quindi le memorie del comandante Trapp costituiscono un documentario per la storia degli ultimi anni della dominazione austriaca in Dalmazia. 11 libro si apre con la descrizione di una suggestiva traversata in mare attraverso le isole Incoronate. Iti questo viaggio, come in altri successivi, ritratti colla naturalezza dei quadretti della scuola veneziana, ricorrono spesso frasi e indicazioni di oggetti di bordo, citati nel nostro dialetto, e che rispecchiano fedelmente la vita polifonica della cessata marina austro-ungarica. Il com.te Trapp è colui che affondò nelle acque di Brindisi l’incrociatore francese «Léon Gambetta », il sommergibile italiano « Nereide » a Pelagosa, e poi comandò il sommergibile ex-Curie, impigliatosi negli sbarramenti di Pola. Decorato più volte al valore, Trapp non mostra di inorgoglirsi e conserva il suo buon senso, offuscato solamente dalla fede nella vittoria. Appena nel 1917, dovendo recarsi a Bucarest per esaminare un sommergibile fluviale russo, sente parlare da ufficiali, specialmente ungheresi, di un fatale sfa- sciamento della duplice monarchia. Dapprima si sdegna, poi ne ragiona con dei colleghi fidati e finisce col chiedersi : che cosa faremo dopo la guerra... se l’Austria non avesse più nè mare, nè marina ? Cito questo patetico monologo : « Dov’ è la patria di noi, figli di famiglie di ufficiali ? In nessun luogo. Nostra patria può essere »oltanto la Marina... Però ti senti, tu, legato a Pola, alla Dalmazia? Molte cose ti danno qui la sensazione della patria : il sole, il mare, l’odore delle erbe e magari anche le canzoni degli ubbriachi. Ma la gente ? Sono per noi degli estranei, come noi lo siamo per loro. Quaggiù noi siamo sempre stati considerati come gli usurpatori, tollerati per necessità, ma per i quali nessuno sente della cordialità. I benvenuti, qui, noi non siamo - questo se lo sente ora più che mai ! ». Il libro finisce con una descrizione sommaria, ma vivace, della baraonda scoppiata in Albania e nelle Bocche di Cattaro al momento della capitolazione dell'Austria. Al mattino del 2 novembre 1918 il comandante Trapp ammainò, secondo gli ordini superiori, la sua bandiera per sempre! EriCH REIMERS : Das rieue Jugoslawien. Editore Wilhelm Goldmann, Lipsia, 1939. La « Nuova Jugoslavia », descritta dal Reimers coll’ intenzione evidente di una captatio benevolentiae da parte di Berlino all’ indirizzo di Belgrado, dovrebbe essere in realtà « il ponte della Grande Germania verso l’Adriatico, il Mar Nero e 1’ Oriente » pag. 127. Quasi in ogni capitolo l’A. trova il modo di inserire qualche paragone, qualche uguaglianza o per lo meno qualche similitudine tra tedeschi e serbo-croati, fra la Germania e la Jugoslavia. Viceversa, le relazioni tra italiani e jugoslavi sono prospettate in questa maniera : « Dall’occidente, Venezia, potente sul mare e avida di bottino, volgeva i suoi sguardi sulle città costiere della Dalmazia... Ragusa è sopravissuta per un decennio alla sua grande rivale, Venezia, ed è stata abbat-