8____. . . . .____. Ed ammirammo tutti, commossi, le navi nostre, le navi d’ Italia, che il nemico aveva certamente già avvistate ma si sarebbe ben guardato di affrontare. Chi dallo scoppio della guerra non le aveva più vedute, le belle navi, chi le rivedeva, tutti, quanti eravamo a seguirne 1 movimenti, le guardavamo coll’animo pieno di orgoglio, di adorazione e di speranza. Le guardavamo con infinita tenerezza, come non l’avevamo forse mai guardate. L’Adriatico, riveduto al suo affacciarsi completo, nella più perfetta bellezza dell’autunno nascente, e solcato dalle navi d’ Italia in guerra, era una delle gioie non prevedute dall’ ansia che aveva agitato il viaggiatore irredento durante le lunghe ore notturne. E quella inaspettata visione era anche un augurio. A sinistra della via costiera, il mare, talvolta vicinissimo, divenne in breve una festa di luce. D’ intorno, lunghe file di ulivi e distese di vigneti rigogliosissimi, in cui la vendemmia era qua e la passata, campicelli circondati da muriciuoli fioriti, case rustiche basse, dipinte di bianco. Una vegetazione in cui il verde cupo dominava. E l’azzurro smagliante del cielo era nel mare. Nell’ intensificazione del senso nostalgico determinato dal paesaggio, cui l’Adriatico conferiva il luminoso contorno, io rividi in questa, che attraversavo, l’altra sponda. Vi mancava - è vero - 1’ arcipelago multicolore, 1’ arcipelago insidioso, coi suoi infiniti ripari, ma la gamma del verde che la infiorava, ma i riflessi del mare da cui era lambita, ma le case, i declivi, i campi ne stabilivano la perfetta identità. L’Adriatico era veramente un’unità anche fisica, un lago, un grande lago, circondato fino a quasi le sue parti estreme da una lunga non interrotta teoria di montagne. L’Appenino, le Giulie, i Capella e le Dinariche fino alle ultime propagini su Cattaro erano i suoi contraforti inespugnabili. Identità perfetta nella flora, nel paesaggio, nel mare, nel cielo, che li lumeggiava, ma non nella desolazione in cui io avevo lasciato la mia sponda, non nella desolazione e nell’ oppressione in cui permaneva. Qui, anche qui, come dovunque nel Regno, i disagi e i lutti provenienti dalla guerra sono attutiti dal sentimento profondo di un alto dovere compiuto dalla Nazione. E 1’ orgoglio pt,r questo dovere, che la Nazione compie con così mirabile fervore e mantenendo una calma assoluta, è sommo. In questo magnifico mezzogiorno, che ha meravigliose e inesplorate fonti di vita, il buon senso politico è sviluppatissimo anche nelle classi medie, perfino nelle classi più umili. « Se non facevamo la guerra, ce la faceva prima o poi l’Austria. La neutralità ci avrebbe ridotti peggio della Grecia ». Così si pensa e si dice. E la gravezza delle contribuzioni è sopportata senza ira, con fermezza, quale una patriottica