25 Il libro III del Pali termina con uno sguardo alla lingua e allo stile usati dal Barlezio. E dichiara « la lingua ricca e variata e talvolta anche poetica, mentre lo stile è fluido, vivace ; spesse volte impetuoso e anzi patetico. Abile maneggiatore della penna, lo Scutarino sa presentarci in poche parole contrasti d’ animo molto vivi. Come plasticità, usa espressioni fortunate, piene di colorito e fa sempre l'impressione di un buon narratore ». Così giungiamo alla conclusione di una delle opere più belle, più studiate e più sentite, che sono patrimonio della bibliografia albanese, per merito di uno dei più insigni precursori indigeni di quella libertà dell’Albania per la quale Scanderbeg brillerà sempre della luce più chiara. Per il Pali, nel quadro generale dell’ umanesimo, Marino Barlezio appare di modeste proporzioni. Così è anche per noi, ma lo giudichiamo favorevolmente per i contatti che ebbe col Rinascimento e per le vicende nelle quali trascorse una buona parte della sua vita tra lo scorcio del Quattrocento e il principio del Cinquecento. Indubbiamente fu una fortuna per il Barlezio poter scrivere, come scrisse, di un avvenimento ({’Assedio di Scutari) e di un uomo (la Storia di Scanderbeg) che interessavano il mondo intero, il quale tremava delle conseguenze che avrebbe potuto avere l’invasione ottomana sull’ Europa. Il ritratto dell’ eroe albanese, così come risulta dalle pagine del Barlezio, fece una viva impressione sugli spiriti. Osserva il Pali : « Sebbene questo Scan-derbeg, giudicato troppo teatrale, non sia stato esente da critiche, rivolte contro il suo autore, specialmente nel secolo scorso, tuttavia non è rimasto distrutto da esse, se anche ne sia uscito un po’ ritoccato. Infatti, le altre fonti confermano questo ritratto nei suoi punti essenziali, così come ce lo presenta il Barlezio ». Senza la penna dello zelante Scutarino, il ricordo di Scanderbeg oltre i confini dell’ Albania sarebbe in breve tempo scomparso dalla memoria degli uomini. Quelle scarse notizie che si sono conservate nella polvere di alcuni archivi, non avrebbero potuto darci una immagine d’insieme della carriera sua così coerente e viva, come quella offertaci dal Barlezio, e tanto meno avrebbero reso la figura di lui così popolare e presente nei secoli avvenire. Il volume del Pali termina con un’ ampia appendice sugli errori nel testo della « Storia di Scanderbeg », notando le differenze tra la II e la I edizione dell’ opera (differenze d’ ortografia, d’interpretazione che cambia il senso, correzioni nel testo ecc.), plagi del Barlezio sull’ opera di Tito Livio. Chiude lo studio insigne la bibliografia accuratissima ricavata dagli archivi e dalle pubblicazioni che contiene oltre duecento citazioni per ogni tempo e per ogni nazione, la grossa monografia risulta condotta da cima a fondo con grande pazienza, oltre che con encomiabile dottrina. Profondissime sono la conoscenza e la dimostrazione di tutti i fatti e i di