22 dalmate. Quanti ebbero ad occuparsi della storia, o istituzionale o sociale, di queste ultime, non mancarono, è vero, di farne cenno. Certi però si limitarono ad accompagnare con qualche considerazione personale, la trascrizione di qualche atto di compera o di vendita o di manomissione di schiavi (*); altri vollero fondare le loro conclusioni sull' esclusiva riproduzione di quelli Statuti in cui è possibile trovare traccia della schiavitù (2) ; altri infine formularono il loro giudizio su documenti che non seppero interpretare al giusto valore (3). (‘) Q. Alacevich - Mercato di schiavi a Spalato nel 1540. Cronaca Dalmatica, N. 15, Zara, 1888. L’A. dopo aver accennato alle cause che provocarono in quella epoca un’affluenza di schiavi e, specialmente, di schiave su diversi mercati della Dalmazia, dà notizia di 66 documenti pubblici di vendita a Spalato. Le considerazioni personali che accompagnano l’esposizione hanno questo significato: è vero, purtroppo, che nei secoli precedenti ha esistito in Dalmazia la poco lodevole pratica della schiavitù, ma almeno ci si sarebbe aspettato di non incontrarla ancora nel 1540. — Il prof. V. Brunelli in « Storia di Zara » - Il Comune in sul finire dei tempi di mezzo (Archivio Storico per la Dalmazia, Fase. 104, Novembre 1934-XIII) si limita a riprodurre un contratto di manomissione (che viene riprodotto anche in questo lavoro) accompagnandolo dalle seguenti parole : « Della manumissione di una serva (non schiava che la schiavitù era da lungo tempo cessata), c’ è un bellissimo esempio del 1289. E desta davvero commozione il rilevare come in una piccola città deH’Adriatico orientale i manumittenti non solo dichiararono libera e sui juris una povera donnicciola della Croazia, ma la ornano del titolo specioso di cittadina romana ». (!) Alexander von Reutz - Dorpat, 1841 - Verfassung und Rechts-Zustand der dalmatinischen Ktìsten-Stàdte und Inseln im Mittel-Alter - Aus ihren Munizipal-Sta-tuten entwickelt. A pag. 272 scrive: » Der Krieg, als erste Veranlassung der Sclaverei, hatte dieses Recht schon sehr fruh geltend gemacht, da aber die Dalmatiner, wie gesagt, nicht den Raum hatten, um Sclaven zum Ackerbau anzuwenden, so entstand der Sclavenhandel wie schon das alte Lied von Radoslav sagt. ». (La guerra come prima causa della schiavitù, aveva molto per tempo fatto valere questo diritto; poiché però, come detto, i Dalmati non avevano spazio per impiegare gli schiavi nell’ agricoltura, sorse così il traffico degli schiavi, come già lo racconta la vecchia canzone di Radoslavo). Prescindendo dal fatto che l’opera dell’ A. è basata su un falso presupposto, che cioè tutta la costa dalmata fosse stata abitata nel medio evo esclusiva-mente da slavi, è un errore voler fondare il proprio giudizio sulla schiavitù, attingendo soltanto a certi capitoli di alcuni Statuti. L’errore diventa poi tanto più sensibile, quando si vuole interpretare gli Statuti, leggi di Municipi latini, in funzione di stirpi slave estranee all’ origine ed all’ evoluzione degli stessi. (3) Spesso si trova citato il seguente documento che riproduce una deliberazione di Venezia del 960: «Item precipimus, ut quicumque in navibus nostris nau-clerius fuerit, nullo tempore debeat in navi sua levare mancipia, neque de Venetia, neque de Istria, neque de Dalmatia, neque de nullis aliis locis per nullum ingenium, neque etiam aliquis homo negotiare, vel Judeum in navi sua levare debeat ». Le parole « neque de Dalmatia » non sono da interpretarsi nel senso che quivi si tenessero dei veri e propri mercati di schiavi, pcchè allora lo stesso significato dovrebbero avere quelle « neque de Venetia» in rapporto a quella città. Vedremo in seguito da dove provenivano gli schiavi che le navi venete avrebbero potuto portare, imbarcandoli sulla sponda orientale dell’ Adriatico. — Altrove ho visto citato a proposito della schiavitù il cap. 94 dello Statuto di Curzola intitolato « De extrahentibus fa-