62 del mondo. E riuscirà. Legata ormai da più di un secolo alla civiltà occidentale, che è civiltà nella quale è impresso il sigillo di Roma, di cui si sente legittima figlia, volte le spalle a quell' oriente dal quale per essa mai venne la luce, la Romania è felicemente avviata a far sentire il genio di sua gente fra il consorzio del-l’umanità civile. Noi possiamo attendere con cuore sicuro il contributo di questa latinità orientale che essa rappresenta, certo che i problemi economici e culturali che per la sua posizione urgono ai suoi confini, la porteranno presto fra le braccia potenti e salde di Roma nostra ». o. r. D.r Franz Thierfelder : Der Balkan ah kulturpolilisches Kraftfeld. Ed. Stuben-rauch, Berlino, 1930. Questo nuovo libro sui Balcani, considerati dal lato della lotta politica-culturale, è scritto a scopo propagandistico per dimostrare come l’influenza francese sia basata su di una pretesa superiorità spirituale, quella inglese sia stata determinata da una mossa politica e quella tedesca, meglio radicata di tutte, sia invece destinata a fare da mediatrice fra la contrastata penisola e l’occidente. Siccome il libro ha un capitolo, dedicato alla «Tradizione romena dei tempi antichi e recenti » e parla della propaganda, svolta un po’ da tutti, nella Jugoslavia e particolarmente in Dalmazia, rileveremo quei punti e giudizi che possono interessare i nostri lettori. Nell’ esaminare l’influsso francese sulla Jugoslavia l’A. constata anzitutto la necessità di distinguere fra le regioni del-1’ anteguerra e il nuovo Stato, sorto nel dopoguerra. Nell’anteguerra il tedesco aveva il sopravvento sul francese. Questa lingua fu favorita in Serbia e nella Slovenia quando incominciò la lotta contro l’Austria, specie dopo il trattato di Berlino, allorché la Francia apparve come la probabile alleata di domani. Molto viva è oggi l’attività degli Istituti francesi a Belgrado, a Zagabria, a Lubiana e del- 1’« Alliance française » che si dirama fino nei luoghi minori, però con un successo relativo. Fra questi sono nominate Ragusa e Spalato. Indirettamente giova agli scopi francesi anche l’attività del Pen-klub. Nel secolo scorso, invece, soltanto nell’ ex-repubblica di Ragusa v’ era un circolo ristretto di famiglie nobili, che coltivavano la lingua francese. La propaganda inglese ha aperto la sua breccia, non in Serbia o nella Slovenia, ma in Croazia, dove nel 1939 è stata istituita una sontuosa sala di lettura degli Amici dell’ Inghilterra. Del resto 1’ Inghilterra svolge anche nella Jugoslavia la sua vecchia tattica : di collaborare segreta-mente ai giornali, croati, e di manipolare i direttori ancora più discretamente. Il giornale « South Slav Herald » ha pubblicato che a Spalato gli Amici del-l’Inghilterra, nel marzo 1940, erano 185, cifra rispettabile che ha fatto intitolare il trafiletto con queste parole : * Split Anglophiles are united » (Gli anglofili di Spalato sono compatti). Riguardo all’ Italia l’A. rileva, come preambolo, che i Balcani furono per lungo tempo non solo una provincia, ma effettivamente il cuore dell’ Impero Mondiale, quando questo si avviò al suo completamento. Cosi l’influenza culturale latina potè mantenersi, anche per il fatto che nel Medio Evo le città marinare dell’ Italia fecero risorgere l’idea imperiale in una forma nuova, ma non meno grandiosa, quella di un sentimento di una intima simbiosi culturale fra tutti gli abitatori delle sponde adriatiche. Il fascismo considera l’espansione della lingua e della civiltà italiana come un elemento essenziale della sua missione storica. Lé sue relazioni coi vari stati balcanici sono di data recente. Nella Jugoslavia sono stati creati Istituti di cultura fascista a Belgrado, a Zagabria, a Lubiana. L’anello è ormai chiuso. Quale sarà il successo ? Difficile dirlo : l’italiano, per progredire, dovrà, come l’inglese, espellere il francese o il tedesco. Però l’Italia ha un triplice vantaggio : anzitutto quello che la sua lingua è parlata nelle isole