44 Francesco II e perchè tale deliberazione fosse accettata dal popolo devette acconsentire di abolire le imposte domenicali ai proprietari. Fatti simili accaddero anche in Sebenico dove i contadini entrati in città si recarono alla casa del console francese Nicolò Bertoletti Zulatti, inviso al popolo per la sua carica e non cessarono dalle stragi finché non fu loro promesso che tutte le domenicali coloniche verrebbero diminuite. Cessato il tumulto si radunò un congresso nel quale tutti i ceti decisero di sottomettersi all’ Austria. Anche nelle isole si assistette a dei movimenti rivoluzionari: a Lesina la popolazione si ammutinò causa l’arrivo di cinque forestieri di cui quattro corsi che si ritennero degli agenti francesi. Il vescovo Strafico riuscì però a calmare gli insorti, e nascosti gli stranieri nel suo palazzo li fece partire di notte. Nell’ isola della Brazza la rivolta ebbe un carattere esclusivamente sociale : si dichiararono decaduti i nobili dai loro diritti, si abrogarono tutti i privilegi, vennero abolite le contribuzioni domenicali e i boschi privati furono dichiarati beni comunali. L’ unica città della Dalmazia che in mezzo a tanti disordini, godette di una certa tranquillità, fu Zara. Il merito deve essere attribuito al provveditore generale Querini, il quale, prevedendo tutti i pericoli che gli poteva procurare la municipalità, si tenne pronto ad ogni evento, provvedendo Zara di un’efficace difesa. Il 16 giugno si vide comparire all’ingresso del porto la fregata che conduceva i due deputati mandati dalla democrazia veneta, Giovanni Luca Garagnin da Traù e il dottor Angelo Calafati da Lesina. Il Quirini ebbe 1’ avvedutezza di avvisare i due commissari di ritornare indietro, perchè 1’ arrivo della nave aveva messo in agitazione il popolo, ed essi, avuta anche notizia dei torbidi avvenuti in tutta la Dalmazia, obbedirono; trovarono però il modo di far pervenire al Querini tre dispacci della municipalità di Venezia, con i quali veniva ordinato al provveditore di « cooperare al bene degli abitanti, di garantire tutti gli effetti erariali e di spedire quanto prima alla municipalità il suo giuramenlo di ubbidienza nonché quello della truppa a lui subordinata ». La guarnigione però si rifiutò di fare tale giuramento e lo scaltro Querini prevedendo il diniego, si era già dato nella mani dell’Austria, sicuro di interpretare il sentimento della truppa e dei cittadini. Gli austriaci in Dalmazia Dal trattato di Campoformio (17 ottobre 1797) alla pace di Presburgo (26 dicembre 1805) Non erano ancora stati firmati i preliminari di Leoben e già tutta la Dalmazia si era dedicata spontaneamento a Francesco II. Tutti i tenaci legami coi quali il popolo dalmato si era sentito legato all’aristocrazia di Venezia, si erano sciolti quando il governo ducale era stato sostituito da quello democratico. Aborrendo la politica democratica veneta, sconvolti dall’anarchia che seguì all’ istituzione del nuovo governo, è spiegabile che