38 il tuo: il quale punì una colpa - se pur vera colpa ci fu - e non dette bene ad alcuno. MASSIMO 10 non potevo, allora, pensare al mio bene. GIULIO Nè al tuo nè al mio. E vero. Ma tu vedi : io non ti accuso. Non ti rimprovero. Nulla, contro di te. No. Tu hai tutto il mio amore, babbo. Nulla ti tolgo. Nulla ti potrò togliere, mai. Ma quello che io ho da te non mi basta più. MASSIMO Giulio I GIULIO Perdona, babbo. Ti faccio male, so. Ma è necessario. Tu devi ormai sapere tutto. È la mia pena, questa, babbo. Il tuo amore non mi basta più. MASSIMO Tu hai scacciato, ieri, Paola e Anna; oggi, Maria. GIULIO Sì, babbo. Il tuo amore non mi basta ; nè quello degli altri, più. Paola ? Il piacere della carne, babbo. Non altro. Non più. Anna ? Il fascino che ha l'artifizio sapiente su l’intelletto. Non altro. Maria ? Maria, sì, babbo, è la bontà. Ha un’anima ricca quella fanciulla: sì. Potrebbe essere quella che accende e alimenta il fuoco sul focolare domestico. Accetterebbe tutto. Si sacrificherebbe, e patirebbe in silenzio. Ma posso io imporre alla sua bontà la mia tristezza, babbo ? la mia tristezza e la mia inquietudine e il mio macontento ? MASSIMO 11 tuo malcontento ? Perchè ? GIULIO Perchè i sentimenti, babbo, non hanno l’equilibrio e la pienezza de miei pensieri. Tu sai di me, babbo, più l’ingegno che il cuore. Nella nostra austera solitudine noi ci mostrammo più 1’ uno che 1’ altro. Era naturale, babbo; tra due uomini forti come noi. Io ammiravo di te e tu amavi di me soprattutto - anzitutto, forse - la lucida corazza dell’ intelletto. La carne che era sotto quell’ acciaio lucido ? 11 cuore che era nel petto ? Ci pensavamo poco, babbo. Io sapevo, sì, che lì era stato il tuo male, e credevo che lì fosse sepolto. Ma tu non vedevi in me nascere e svilupparsi il mio, babbo. Non ti accorgesti mai di nulla. MASSIMO Come potevo, se tu me lo nascondevi ? GIULIO Lo nascondevo a me stesso, babbo. Dovevo. Dovevo tentar di guarire.