53 per i militari, l’altra, per mia madre, nella solita. Ditegli di non sbagliare. Avvertite la cuoca che la colazione sia per domani all’ una e mezza, poiché dobbiamo andare a fare degli acquisti e non saremo tanto presto a casa. Avete capito ? La cameriera - (accenna di sì ed esce). Scena Sesta (Emma prende il libro e il tagliacarte che aveva deposti sullo scrittoio. Prende il « Giornale d’Italia » e la « Tribuna », che erano rimasti sul tavolino dove lavoravano le ragazze, e 1'« Idea Nazionale ». Si siede sulla poltrona occupata prima da Giorgi, collocando i giornali e il libro col tagliacarte sul tavolino. Ripiega 1’ « Idea » e legge il comunicato, poi passa alla seconda pagina. Scorre fugacemente - saltando -l’articolo che precede la lettera diretta al Commissario del Brefotrofio di Roma. Si ferma a questa lettera. E qui Emma, di mano in mano che procede nella lettura, deve dare espressione progressiva a tutto ciò che nel suo animo desta la lettura di questa lettera, che legge e rilegge in silenzio. La scala dei sentimenti interni, dalla curiosità iniziale, fino al più alto grado di angoscia repressa, deve trovare la massima espressione nel volto, nei gesti, nella trasformazione psicologica di Emma). Emma (mormorando) - Mio Dio !... mio Dio !... (E nella faccia, in tutto l’essere suo, c’è un senso di smarrimento, di vertigine; si fa forza per riprendersi, rievoca evidentemente, con gli occhi fissi nel vuoto, tutto un passato lontano, e idee che turbinano nella sua mente; vorrebbe prendere una decisione ma la irresolutezza continua; si avvicina alla porta donde uscirono le figlie, tende l’orecchio per sentire se si sono ritirate nella stanza ; chiude quella porta, poi, risoluta, ma sempre in preda alla più grande agitazione, siede innanzi allo scrittoio, telefona). Emma - 24-48 ... Pronto... con chi parlo ?... Ah è lei avvocato... Sono Emma Collalto... Senta, ho urgente bisogno di parlarle... No, non è successo nulla di grave... Ma ho bisogno di parlarle domattina di buon’ ora... Non si tratta di mio marito, nè dei miei... una mia preoccupazione... Un sospetto, certo infondato, ma che debbo chiarire... Debbo assolutamente parlare con lei, di buon’ ora... no, no da me, verrò da lei alle 9, mi attenda a casa sua... Pronto... alle 9... mi attenda... Grazie. (Emma, spaventata di ciò che ha fatto, si abbandona sulla seggiola, si copre il volto colle mani). Emma - Mio Dio, mio Dio... Soffoco... FINE DELL’ ATTO PRIMO