30 Signore, avesse sul cadavere di Massimiliano d’Austria trovato una qualche più pia parola. L’ assunto del libro mio Roma e il Mondo, così come quello della confutazione che feci giovanissimo del Lamennais, proponente per criterio del vero 1’ autorità del genere umano, non era quale Ella dice. Anzi io dimostravo che nel trattato sulla Indifferenza in fatto di religione, non disapprovato allora da Roma, era tolto alla società cattolica quel che volevasi dare alle tradizioni dei popoli ; tradizioni che son brani di verità, impossibili a farsi norma costante della privata e della pubblica vita, Nel libro sulla potestà materiale de’ sacerdoti, io desideravo serbato al sommo sacerdote cattolico un luogo dov' egli non dipendesse dai re, e dove i re e i ssrvi loro non l’avessero dinanzi giudice terribile perchè inerme, e suddito più rispettato che principe. Quella sètta che della Chiesa vuol fare una corte o una Loggia o una Vendita o altro ricettacolo di triviale pedanteria, colle sue furberie goffe, e col riso sardonico spruzzante schiuma e fiele, e colle imbecilli speranze nei re della terra, trasse le cose al punto che sono : ma non può fare sì che Pio IX nella storia del secolo non rimanga più alto di tutti i monarchi e i loro ministri e nemici. Quel libro io scrissi in lingua francese ; nè riconosco la traduzione, da me non approvata nè vista, apposta a me stesso da un tale con stupida malignità. Nè il S. March. Capponi, benevolo a me da molti anni, mi profferse l’ospitalità di Toscana; nè poteva egli allora a me profferirla. Nè io mai fui offeso da Ugo Foscolo, che uscì d’Italia prima eh’ io ci venissi, nè credo che egli abbia pur letto il mio nome, non chè miei scritti. Ammirai e ammiro lo stile potente e suo; non lo credo uomo da proporre in esempio a uomini italiani ; appunto perchè ho conosciuti troppi e amici suoi e ammiratori, e dal loro labbro veridico troppo seppi della sua vita, e troppo ne dice egli stesso. E quando il S. Giuseppe Mazzini una mia qualche parola, non irriverentemente severa, marchiò col gallicismo calunnioso di insinuazioni cattoliche, mi tenni in debito di citare i tanti luoghi ove il Foscolo giudica se medesimo troppo severamente. Nè a Luigi Carrer io debbo altra gratitudine se non di colloquii, che mai non sono sterili a chi voglia farne suo prò ; ma con lodi larghissime commendai lui, ben più che egli me ; e anche dopo saputo quel ch’egli nell’assedio di Venezia aveva e detto e operato sul conto mio, che 1’ onore di Venezia con miei danni e pericoli difendevo, ristampai le sue lodi, e in una scelta di prosatori diedi luogo a più passi d’ una sua orazione, soggiungendovi note accennanti a qualche menda, più parcamente che non facessi esaminando altri scrittori di più splendida fama. Un errore di fatto; Ella ha commesso, Signore, ma per mia colpa, facendomi nato del 1803, come io stesso credevo allora che scrissi: (*) ma so adesso che all’ anno settantesimo pochi mesi mi mancano. (*) Il S. Tommaseo, cortesemente pregato dallo scrittore dell’articolo a cui risponde, fornisce notizie di sè ; riscrive eh’ egli non suole a domande simili soddi-