46 famiglia, come pure esortiamo tutti i Vescovi, Parrochi, Sacerdoti secolari e regolari, e tutte le persone che per qualsiasi uffizio o dignità civile, o ecclesiastica hanno gente loro subordinata o affidata alla loro cura (nel tempo ¡stesso che in nome della predetta M. S. promettiamo loro la più speciale protezione) le invitiamo ed esortiamo a far sì, mediante la loro vigilanza ed attività, che niuno presti orecchio agli inviti insidiosi de’ malintenzionati, che non hanno poi altro fine che la devastazione delle proprietà ed un totale sconvolgimento, e che ognuno si faccia un pregio di cooperare per quanto gli spetta al mantenimento del buon ordine, cosicché tutti gli abitanti di questa Provincia ne vengano a meritare gli effetti della suddetta Maestà Sua. Dato dal mio Qua^tier generale il di 24 giugno 1797. Mattia Rukavina C. R. General-Maggiore » Come a Zara, così anche nelle altre città della Dalmazia, le truppe austriache vennero accolte festevolmente e tutte le cattedrali risuonarono dell’ inno ambrosiano e del « giuriamo » che il popolo dalmato gridava dopo il discorso tenuto dal Rukavina. In mezzo a tante feste non mancarono però in tutte le città scene commoventi con le quali i dalmati vollero dare 1’ ultimo saluto alle venete insegne. Ed uno dei documenti più significativi per testimoniare 1’ amore dei dalmati per Venezia, è il noto discorso che il capo del comune di Perasto, conte Giuseppe Viscovich, pronunciò prima di seppellire nell’ altare maggiore il gonfalone della Serenissima. Così in mezzo alle lagrime dei dalmati scompariva la dominazione di Venezia. L’ Austria si imponeva su tutta la Dalmazia e il Barone Rukavina si preparava alla conquista definitiva dell’« Albania veneta » come allora si chiamavano le Bocche di Cattaro. Anche i bocchesi, dopo un periodo di disordini, cui non era stato estraneo il vicino principe del Montenegro Pietro I, si erano decisi di dedicarsi a Francesco II. Colla venuta degli austriaci nelle Bocche, tutti i piani del principe del Montenegro di poter occupare le Bocche o con l’aiuto dei francesi o con quello dei russi, fallivano, e piuttosto che opporsi agli austriaci con le armi, Pietro I pensò di farseli amici. Quesli però non avevano torto di temere delle complicazioni, tanto più che in quei giorni comparve nel porto di Calamotta la squadra francese formata da due vascelli di linea, tre fregate e due altri bastimenti. Non era da fidarsi troppo del principe del Montenegro che forse poteva cogliere quell’ occasione per agire. Ma il trattato di Campoformio poneva fine alle apprensioni del-1’ Austria ed assegnava definitivamente ad essa insieme a Venezia tutta la Dalmazia e I’« Albania veneta ».