42 abitante a Venezia; in caso d’estinzione della famiglia Borelli subentravano nella porzione i figli del conte Eugenio Castelli, di Verona, nipoti « ex sor ore ». I Borelli, insieme al titolo di conti di Vrana, ottenevano l’investitura d’ un feudoretto, legale, nobile e gentile « di tutti li Beni, e Pertinenza delle Ville di Tign (Tim), Urana, Radassinovaz e Bagnevaz, con le loro contrade, Lago, Acque, Paludi, e Terreni di nuovo Acquisto, che cingono detto Lago, e Palude alla parte Meridionale in tutto e per tutto come è compreso nel Dissegno formato dal Pub. Ingegner Co : Lodoli esistente nella Cane. Nostra Ducal Segreta, nel Magistr. de’ Deputati Nostri, e Aggionti alla Provision del Denaro e in quello dei Proved. Nostri Sopra Feudi ». (*) Nel 1756 (19 giugno"* gli Zavoreo fecero cessione e rinuncia della loro parte lasciando al Borelli di assumersi « a suo beneplacito qualsivoglia compagno »; la stessa cosa fecero i Feltri. (2) Anche in seguito si ebbero numerose pratiche per cambiamenti subentrati o che si volevano provocare, ma i Borelli rimasero a lungo feudatari del luogo, ciò che fu loro riconosciuto dapprima anche dall’Austria. Ma nel 1838 (8) parte del feudo ricadde allo Stato (porzione Gabbiani) ed in seguito 1’ erario volle gravare d’imposte anche la parte Borelli, percui scoppiò una lite ch’ebbe inizio nel 1854 col conte Francesco e durò ben 30 anni ; fu conchiusa con la soluzione che il feudo passava allo stato, ai Borelli venivano liquidati 750.000 fiorini, (4) ed essi restavano proprietari, tra altro, del terreno con le rovine del castello e del maestoso Ham. Merita riportare ciò che a proposito di Vrana lasciò scritto 1’ abate Fortis (seconda metà del ’700) (5) il quale riporta a sua volta che alcuni scrittori ritennero che a quel posto si sia avuta Blandona. Alla sua epoca mancavano già le iscrizioni romane (a meno eh’ egli non le abbia viste, perchè visibili tutt’ oggi) e l’insieme era « un orrido ammasso di rovine, ridotto a questo stato dall’ artiglieria veneziana » (per la verità, dalla necessaria opera di distruzione dopo la conquista del castello). Grande è l’ammirazione del Fortis per 1’ « Ham », costruito con grande dispendio, ma purtroppo tornato in mano ai Morlacchi, che lo diroccavano per le loro squallide abitazioni ; parte dei muri e dei pavimenti era stata manomessa da cercatori di tesori. Al tempo di questo autore l’abitazione del curato portava ancora il nome di « orti di Hall begh (1) « Stampa... » cit. 61-76. (2) ibid. 104 e 105-106, (8) Lago, 1, 326. (4) Modrich: op. cit. 481. (8) Fortis : op. cit., I, 26-27,