58 Abbiamo anche visto che la spiegazione del Deanovic presuppone per tugulella un’ eccezione leggermente differente di quella attestata dal ragus. tùndjela « cuscino », cioè « guscio del cuscino » o qualche cosa di simile. Questa davvero non sorprende se da cui cita «cuscino» si ha il nostro coltre « coperta (da letto) », e se cuscino (dal francese) risale in definitiva al lat. coxa «coscia» (P. Meyer, Romania, XXI 83). Ciò premesso e, stabilita la possibilità d’interpretare tug(e)dela come [« federa » « guscio del cuscino » >] « cuscino », ritengo questa forma tratta da un anteriore *tugadela, venuto per metatesi da un lat. volg. * tufacei la. Come ’"toma cella (presupposto dal genov. tumazela, ecc.) REW. 8771 derivada tomaculum, allo stesso modo tutacèlla «[guscio del] cuscino» risale bene al lat. tutaculum « munimentum, defensio, defen-saculum » (Prudenzio), ed avrà indicato in origine « tutto ciò che serve per proteggere (tueri) ». Se non è preferibile un’altra interpretazione, pensare, cioè, ad un influsso di *tfltare (v. RhW. 9018) su tfltacella, voci etimologicamente connesse, inteso come « tutto ciò che serve ad attutare (attutire) i colpi, gli attriti, ecc. », e poi « cuscino », cfr. 1’ espressione stato cuscinetto e simili. Giustificato così il rapporto semantico che lega tugdela a tfltacella , bisogna giustificarne il rapporto fonetico. La sonorizzazione di -t- e -c-intervocalici è un fenomeno che non può essere attribuito nè al dalmatico nè allo slavo, ma invece al veneziano. « Dans F histoire des origines de Raguse », scrive la Skok, Slavia, X 489, « il faut attribuer aussi une certaine importance à F influence qui s’est exercée de F autre coté de FAdriatique en deux directions. L’une est celle du Midi italien et F autre est celle de Venise ». Se i rapporti col Mezzogiorno d'Italia sono meglio conosciuti, lo Skok, o. c., 491 sg., ha avuto il merito di mettere in evidenza i rapporti con Venezia, più recenti, ma molto più intensi, e la influenza che essa vi ha esercitato. Il protetto-rato veneziano, che dura più di 150 anni (dal 1205 al 1358), trova la sua migliore espressione nella lingua parlata a Ragusa, come è sufficiente-mente documentato dalle lettere dei commercianti ragusani redatte in una lingua mista latino-veneziano con coloriture locali. Sempre lo Skok studia due voci che mostrano che la lingua romanza o slava di Ragusa « faisait des emprunts au vénitien à une époque qui correspond précisément au protectorat vénitien ». U una è attestata dall’ umanista Filippo de Diversis, che ha notato che il comes di Ragusa aveva ai suoi ordini dieci « praecones, quos no-minant vulgari nomine siduros », voce che sopravvisse nel ragus. zdur (gen. zdura) « araldo, proclamatore, banditore agli incanti pubblici, servitore di corte, banditore», e che risale al lat. med. exit or « licitator » (Du Cange), per tramite veneziano, come è mostrato da t > d e da x > ss, benché nel veneziano questo termine sia sconosciuto. L’ altra voce vene-