40 stello; il colonnello Longavalle con otto compagnie di fanti e due di cavalli fu maudato contro Carino, il Segretario maggiore ed il colonnello Tungfelt contro Obbrovazzo, con due di fanti e tre di cavalli per rovinare il paese, il colonnello di Dernis contro Verlicca ed il grosso col Provveditore Generale Foscolo contro Vrana. Cadeva una pioggia lenta e minuta e fu dato 1’ alt a un’ ora da Vrana ; i Veneti si rifocillarono, apparve il sereno ed intanto sopraggiunsero gli 8 cannoni rimasti un po’ indietro. L’ esercito si divise in 3 squadre, la cavalleria ai fianchi, la fanteria coi connoni al centro, le salmerie in coda. Quando furono raggiunti i borghi di Vrana si sparse la notizia che da Clissa venivano 4000 fanti e 1500 cavalli ; marciò a quella volta il Pisani con 800 fanti e 1500 cavalli, intanto che i Turchi si apprestavano alla difesa, ma non si potè dar subito mano ai cannoni per il terreno paludoso. Da alcuni prigionieri si apprese che verso la porta di Clissa il terreno era più sodo e si constatò che corrispondeva alla verità. Percui si cominciò la sparatoria. Undici giorni durò il bombardamento, ma ciò che i Veneti rovinavano di giorno i Turchi aggiustavano alla notte; venne però la nuova del successo di Nadino, che rianimò i Veneti e depresse i Turchi ed a quella si aggiunse la felice impresa di Carino. In seguito i Turchi in grosso numero assalirono i Veneti, che fecero mostra di ritirarsi, ma li trassero in un agguato facendone grossa strage. Si distinsero in questa occasione gl’ Italiani, i Dalmati ed una squadra di Dragoni ; dei Veneti si ebbero 37 morti e 70 feriti. I rinchiusi vollero parlamentare : donne e ragazzi sotto i 14 anni liberi, gli altri con facoltà di riscattarsi. Le condizioni non furono accettate ed intanto il Pisani arrecò gravissime perdite a quelli che volevano aiutare Vrana. I Turchi finalmente si arresero a discrezione, ma avendo voluto uscire con le armi, la terra fu abbandonata all’ assalto. II fatto fu un colpo tremendo per gl’ Infedeli, che per tale perdita non avevano più una difesa sicura di qua dai monti. Fin qui la relazione. Si lasciò saccheggiare il castello per due giorni e vari soldati raccolsero piccoli tesori, tanta era stata l’abbondanza non soltanto di munizioni, ma d’ogni specie d’oggetti ivi raccolti in molti anni. (x) Quattro giorni occorsero per abbattere torri e mura ; queste dal lato di borea e di maestro (in parte) erano terrapianate. Naturalmente si tolsero le artiglierie, tra cui si rinvennero vari cannoni con bellissime figure dell’imperatore Massimiliano II (1564-76) e di Sigismondo Bathori, gran principe di Transilvania (1575-1602), che il primo aveva più volte incitato a unirsi ai Turchi contro i Veneziani. (a) (*) Lago, I, 325-26. (2) Solitro, I : « Acquisto di Nadin... » cit. pag. 312.