21 una serie di persone che ebbero forse delicate mansioni nel campo cattolico e che potevano offrire relazioni orali di molto pregio, sebbene talvolta discordanti, anzitutto intorno all’ efficienza delie truppe avversarie combattenti. Però lo Scutarino si dimostra nelle divergenze quanto mai oculato e diligente, limitandosi a notare le opinioni diverse e contradditorie, ora per lasciarle senza commento, ora per accertarne qualcuna, ora per non ammetterne veruna, allorché il caso gli sembra inverosimile. Il Barlezio si serve anche della tradizione popolare, malgrado che poco l’apprezzasse, secondo le stesse sue parole. Però dà importanza ai canti eroici sulla base degli àoiòoi degli antichi Greci. Per le fonti scritte il Barlezio si serve principalmente del De origine del Sagundino e poi delMs/a e dell’ Europa di Enea Silvio, intrattenendosi a discutere, come molti dei suoi tempi e anteriori, dell’ origine dei Turchi, che già da un secolo e più interessavano il mondo per la loro fortuna e che per le gesta di Scanderbeg suscitavano tante speranze nel mondo di poter venire arrestati nella loro avanzata sull’ Europa. Questa accurata indagine critica sulle opere del Barlezio si chiude col « Compendio delle vite dei papi e degli imperatori », il quale tuttavia non è che un elendo di pontefici e imperatori, un po’ più esteso, qua e là, di tanti altri cataloghi del genere composti nell’ Evo Medio, ma che, in realtà, non offre, come attrazione, alcuna importanza scientifica, e ciò in modo ben diverso dalle altre due opere che rivelano nel Barlezio uno scrittore di valore non comune. In un altro capitolo il Pali si sofferma sulle informazioni di valore storico assunte dal Barlezio, trascurando naturalmente il « Compendio ». Anche questa parte è trattata con grandissima competenza e con appassionata cura e si può affermare che essa costituisce la vera sintesi centrale degli studi compiuti sul Barlezio dal dotto storico romeno. L’ « Assedio » per il Pali è un lavoro che, per il suo contenuto, pur qualche volta gonfio ed esagerato, costituisce, come testimonianza oculare, la fonte principale per la conoscenza dell’ assedio del 1478, e perciò sta come granito alla base dei racconti degli storici moderni che confermano le notizie del Barlezio. La «Storia di Scanderbeg » è giudicata bensì un’opera piena di esagerazioni, perchè il Barlezio, in grazia al suo patriottismo e all’ odio contro i barbari non poteva certamente contenersi nei limiti più veritieri e quindi, per lui, anche per l’influenza naturale delle fonti orali, 1’ Eroe non poteva che venire esaltato e portato alla figura di un semidio. Ma il Pali esamina accuratamente anche i giudizi di quanti si sono occupati di questa opera, della quale, mentre si sono andate scartando notizie di interesse relativo, molte altre, al contrario, vengono confermate anche oggi e sono le più importanti. A questo punto il Pali discute in nota con la sua solita dottrina il famoso incunabulo del Biemmi, « Falsificazione letteraria » (Ba-