22 binger), che 1’ Ohly dichiara essere, tra le mistificazioni del Biemmi, « la più raffinata e la più riuscita ». Ad ogni modo il Pali conclude la sua critica Così : « La Storia di Scanderbeg del Barlezio merita tutta la nostra attenzione, poiché, nonostante abbondi di descrizioni a scene immaginarie, di lettere finte e di discorsi inventati, contiene tuttavia un notevole materiale di valore storico. È vero che le informazioni di indole storica costituiscono una piccola parte della biografia. Ma tenendo conto della estensione di quest’ opera, la parte accennata è assai considerevole come quantità e molto importante per la conoscenza delle azioni del Castriota ». 11 Pali continua l’interessantissimo studio trattenendosi particolarmente sui dati della Storia confermati da altre fonti contemporanee. Discute, con numerosi autori, di fatti, luoghi, persone, portando dottrina e luce su ogni questione e diritnendo errori, interpretazioni, pareri discordi di contemporanei del Barlezio fino a noi. Tutto ciò riguarda capitolo per capitolo dell’ opera e qui il nostro esame sulla biografia di Scanderbeg non avrebbe più fine tante sono le osservazioni sempre acute del nostro Autore che discute sempre alla prova delle notizie più difficili a trovarsi. Dalla nascita alla morte dell' Eroe ogni fatto riportato dal Barlezio è controllato minuziosamente dal Pali, il quale osserva nuovamente che la storia di Scanderbeg contiene « numerosissime e molto pregevoli informazioni, che vanno corroborate da una serie di fonti, sia documentarie che narrative. Nondimeno, egli soggiunge, questi scritti si devono usare con cautela perchè la mania rettorica del nostro umanista e la sua tendenza ad ingrandire le cose, ci obbligano ad accettare come sicure soltanto le notizie (che sono fortunatamente in gran numero, come si è visto) le quali si possono controllare alla luce delle altre fonti contemporanee ». Così il Pali spigola alcuni tra i più notevoli errori che si riscontrano nella biografia del Castriota e su ognuno egli discute ampiamente e sempre con invidiabile controllo degli scritti altrui. Poi l’A. viene alle prese con la discussione dei rapporti fra il Bar-lezio, il Pseudo-Franco e il « Commentario », ossia fra il Barlezio e gli altri due lavori principali che nel corso del XVI secolo comparvero in lingua italiana sulla vita del leggendario albanese ed ebbero parecchie edizioni, ciò che dimostra, anche per questo, quanto l’Occidente si interessasse dell’Eroe e come le sue gesta contro l’invasione dei Turchi avessero impressionato la nostra civiltà aggredita quasi all’ improvviso da una furiosa ondata barbarica, la quale, ove avesse ottenuto successo, avrebbe significato il crollo del Cristianesimo. 1 due lavori contestati sono dal Pali considerati un plagio dell’opera Barleziana, per quanto non si possa ammettere che siano compendi esclusivamente composti sulla traccia del Barlezio. Anche questa parte del lavoro del Pali è magistralmente trattata e prova la profonda conoscenza che il dotto romeno ha dell’ argomento inteso nel suo più ampio significato.