9 Non occore dire con quale animo si sarà avviato al deposito, che per le truppe della Dalmazia era dislocato nella Bosnia. Conviene piuttosto notare come certamente Giuseppe Marussig, segnato nel libro nero dell’Austria con la nota sigla del P. U. (che in tedesco voleva dire: politiseli unverldsslich, ossia: infido dal lato politico), non avendo potuto disertare in anticipo (cosa non facile dalla Dalmazia e meno ancora dalla Bosnia), non abbia avuto altro scampo per il momento, che quello di imboscarsi negli ospedali. Il fatto che Marussig si trascinò per tutti gli anni della guerra da un ospedale all’altro dell’Ungheria e della Bosnia, con qualche sosta nei campi di concentramento, e che malgrado le ripetute revisioni di leva non fu mai mandato a fare il servizio di truppa, induce a credere anzitutto che gli occhiuti e severi medici militari austriaci devono aver constatato in lui il germe della tubercolosi e che lui poi, invece di curare la malattia in tempo, abbia lasciato correre. Perciò l’asserzione del Marussig, di essere stato per più anni prigioniero dell’Austria, va intesa non nel senso ufficiale, ma in quello morale. Uscito dal diluvio bellico incolume, apparentemente, Giuseppe Marussig corse a ritemprarsi nell’alma Roma. Qui inizia la sua seconda, nuova vita. Non vuol più apparire un bohemien, un vagabondo, come forse lina voce maliziosa avrebbe potuto accompagnarlo dalla natia Dalmazia; ci tiene ad apparire serio, anche esteriormente; veste sempre con eleganza; è impeccabile nei modi e nel contegno. Guidato dal suo acuto senso critico, dalla vasta coltura, si fa strada nel mondo del giornalismo, della letteratura, dell’arte e penetra nel Cenacolo degli spiriti più elevati di Roma e d’Italia. Incontra e stringe amicizia con giornalisti come Cornelio Di Marzio, Mario Missiroli, Vincenzo Torraca; scrittori e critici teatrali come Fausto Maria Martini, Lucio d’Ambra, Giannino Antona-Traversi, Giulio Cesare Viola, Silvio d’Amico; poeti come Cesare Pascarella, Adolfo De Bosis, Luciano Folgore; letterati e scienziati come Daisy di Carpeneto, Luigi Valli, Antonino Anile; frequenta la casa dell’Ammiraglio Nicastro e del Senatore Paolo Orlando. Ma anche a Roma non gli mancarono, purtroppo, delle delusioni morali molto aspre. La mancanza di un diploma, per avere interroto gli studi troppo presto, gli fece trovar chiuse varie porte. Bisognava campare e per questa necessità non aveva da sfruttare che due sole risorse: le sue conoscenze linguistiche e le cognizioni letterarie, filosofiche e religiose, raccolte nei suoi studi disordinati e nella dura esperienza della vita. Da giovane, a Zara, aveva bazzicato in giornalismo, scrivendo qualche saggio o qualche sfogo nella stampa locale. Tentò la carriera del