ADDIO A UN POETA (GIUSEPPE MARUSSIG) Un buon e nobile milite della vita artistica italiana non deve essersene andato, giovane ancora, tutto carico di progetti c di volontà di lavoro nel suo sogno d’ artista col breve congedo della cronaca quotidiana nei giornali. Giuseppe Marussig scrittore merita di più : cioè il saluto di chi lo vide vivere, operare, amar l’arte sua e l’Italia, e non secondato dalla fortuna, tuttavia servire ancora in letizia le lettere, il pensiero italiano. Belle sono - e quasi un suo testamento spirituale - le parole di Giuseppe Marussig, tra le ultime che scrisse, pochi mesi prima di morire a poco più di quarant’ anni, al commediografo Cesare Giulio Viola che di lui fu fedele amico e grande estimatore : « lo sono un esule di Dalmazia. E se la mia vita di esule ha potuto avere qualche volta le apparenze del vagabondaggio, le mie origini e la mia natura non sono di vagabondo. Per 1’ Italia ho patito il carcere. Per 1’ Italia ho lasciato con dolore la mia terra e la mia famiglia. Per 1’ Italia ho subito molte umiliazioni. Se non ho dato alla patria la vita, le ho dato forse la salute. Non me ne glorio. Ho fatto solo una parte del mio dovere. Ma in-somma, ho fatto il mio dovere ». Prima di apprendere dalla voce di Viola, e nel suo pianto, 1' intrepida e lucida morte di quest’ eroico soldato della vita avversa che fu Marussig - morto con in mano un bicchiere di champagne, salutando gli amici, brindando al-1' Italia - avevo incontrato per l’ultima volta il poeta in casa d’ un commediografo dove molti altri scrittori s’erano quella sera radunati. Mancavano alla morte di Marassig due mesi. Costretto dalla vita a un lavoro metodico d’ufficio al Ministero della Cultura Popolare, dov’ era stimatissimo e alacre funzionario, godeva a ritrovarsi fra gli scrittori che erano stati i compagni della sua prima giovinezza quando circa vent’ anni or sono era arrivato a Roma carico di sogni di poesia. Senonchè poco potè lavorare. E sua questa frase : « Per il mio male io vivo di continuo su l'orlo della vita». Tuttavia, pur su l’orlo della vita, aveva dato ai giornali saggi critici di nobile forma e di generoso contenuto in una sua forma rude, angolosa, che, togliendo la polpa del discorso, come il suo viso magro scopriva gli zigomi, lasciava vedere l'ossatura del pensiero nella sua ordinata e precisa costruzione. Che questo era Marussig, prima