24 Barlezio ha la grande preoccupazione dello stile, quasi più che dell’ argomento preso a trattare. Ad ogni modo lo storico di Scanderbeg è persona che non vuole gli siano mosse riserve sulla veridicità del suo racconto, sebbene, in riguardo ad un uomo così grande come Scanderbeg, la posterità possa giudicare il racconto più meraviglioso che vero. Invece, ciò non è, perchè egli sa anche bene sceverare con accorgimenti di controllo sulle fonti il vero dal falso o dall’ipotetico e nelle contraddizioni cerca sempre di tenersi al discernimento del senso critico e dell’ obiettività per riuscire a distinguere la verità dalla menzogna, naturalmente secondo il costume dei tempi. Il Barlezio sente 1’ antichità e ad essa si ispira con il brillante eroismo che sa esporre la vita nelle battaglie, mentre il cannone non palesa il vero coraggio e la lotta si fa da lontano e si vince sedendo, senza bisogno di spada, nè di scudo, Certo, egli, immortalando Scanderbeg, ha voluto essere il continuatore dei narratori dei grandi guerrieri delle età passate. Dice che non è da stupirsi se 1’ origine degli Albanesi sia messa in relazione con gli Albani delle regioni caucasiche, condotti colà da Ercole, la loro terra d’ origine essendo il monte Albano d’Italia. La teoria della discendenza italica degli Albani parte da Trogo Pompeo (presso il Giustino, Epitoma, XLII, 3, 4. Enea Silvio (<4sia, in Opera, 297 ; Europa, cap. 15, Opera, 407) collega questi agli Albanesi del Barlezio. Continua con confronti di azioni nobili compiute da Pirro e Alessandro Magno che Scanderbeg ha voluto imitare. Dice che la severità dei costumi del Castriota rassomiglia a quella di Scipione l’Africano e cita altri esempi dell’antichità e perfino della mitologia che il Barlezio sentiva profondamente e che lo porta talvolta a sembrare chiuso in un paganesimo di forma esteriore, mentre ciò non è che un ornamento letterario, perchè il sentimento religioso cristiano penetra i suoi scritti. Il Pali esamina l’influsso che alcuni classici ebbero sul Barlezio e ne enumera i plagi : l’influenza di Cicerone appare al primo piano nella « Storia di Scanderbeg ». Poi tratta dei discorsi e delle lettere che sono fittizi, com’ era uso dei cronisti medievali quanto degli storici antichi, non meno degli storiografi del Rinascimento cui appartiene il Barlezio. Continua con l’esame delle descrizioni e dei ritratti : quelle, generalmente brevi, sono animate e impetuose quando si riferiscono a battaglie e assedi; i ritratti tendono all’ idealità fisica e morale dei diversi personaggi. Nella personalità del Castriota, secondo il Barlezio, si trova sintetizzata, mercè una mirabile mescolanza, lo spirito pacifico e pietoso di Numa con l’indole guerriera di Romolo. « Un uomo di tante preclare qualità, soggiunge il Pali, sembrava, al dire di Barlezio, una figura quasi divina, un homo propre divinus ». Infatti, il valore e i meriti di Scanderbeg nella difesa della Cristianità sono encomiati dall unanimità delle fonti. Il Barlezio non ha quindi dappertutto esagerato nelle sue Iodi al condottiero albanese.