-352­ tra i due secolari nemici rimase però sempre viva e gli allarmi per una probabile guerra si rinnovarono di tanto in tanto fino verso la metà del secolo. Per regolare le questioni che potevano insorgere tra i due governi si era pensato di inserire nel trattato di Passarowitz un articolo che si esprimeva testualmente cosÌ: « E se per sorte i Veneziani incontrati i vascelli dei cor­ee sari e leventi (1) volessero questi assalirli e nel combattimen­cc to restassero li Veneziani vittoriosi, oltre la gente che fosse e( morta nel medesimo e tutti gli altri che presi vivi restassero cc schiavi, non debbano dare morte, ma interamente sani e sal­« vi mandarli all'Eccelsa Porta per essere severamente casti­« gati, in forma tale che serva di esempio ad altri». Col trattato stesso la Porta si era impegnata anche di ga­rantire la sicurezza delle navi mercantili veneziane e di impor­re ai Cantoni Barbareschi di non disturbare il commercio. Ma le navi delle coste del Nord Africa e quelle dei corsari adriatici o col beneplacito dei Sultani o per l'impossibilità della Porta di mettere in esecuzione l'impegno, continuarono a scorazzare il Mediterraneo con ardire sempre maggiore assalendo i con­vogli mercantili veneziani e ciò anche perchè, come il Bailo a Costantinopoli scriveva al Senato, « ai Turchi non dispiaceva « che Venezia fosse implicata coi Barbareschi in una guerra « fastidiosa ed interminabile che reca danno al suo commercio « e le fa spendere assai nel mantenimento di ragguardevoli « forze sul mare ». La neutralità sempre più passiva adottata da Venezia in questo periodo di tempo, durante il quale si svolsero continue guerre per la supremazia europea, mentre fece sÌ che il territo­rio di terraferma divenisse il campo di azione di eserciti che si combattevano, diede il colpo di grazia alla supremazia in Adriatico, nel quale si erano già affermati per la loro impor­tanza commerciale i porti imperiali di Trieste, Fiume e Buc­cari, e negli stati pontifici Ancona, presso la quale Senigallia (1) Leventi si chiamavano marinai cristiani dell'Egeo che armavano navi battenti bandiera ottomana.