38 Municipalità democratica dovette loro promettere che i dodicimila Schia-voni sarebbero stati rimandati nella loro terra. Non pago di questa promessa Bonaparte inviò ai cittadini di Venezia il seguente proclama : « Se 24 ore dopo la pubblicazione del presente ordine, gli Schiavoni non avranno in conformità dell’ ordine, che loro è stato dato dai Magistrati di Venezia, abbandonata questa città per ritornare in Dalmazia, gli officiali e i cappellani delle diverse compagnie di Schiavoni saranno arrestati, trattati come ribelli, e i loro beni, in Dalmazia, confiscati, ecc. ecc. Padova, 25 fiorile anno V, 14 maggio 1797 ». (*) Venezia obbedì e così si privò della sua ultima difesa e cadde perchè volle cadere : i fedeli figli di Dalmazia 1’ avrebbero certo difesa contro i francesi, avversi com'erano alle idee democratiche, sebbene alcuni di loro e specialmente degli ufficiali avessero prestato orecchio ai principi democratici. E come dalmata mi fa piacere ricordare che fino agli ultimi momenti di vita della Repubblica, prima di essere asservita alla Francia, furono dei dalmati che si distinsero : quando il « Liberatore d’Italia » entrò nel porto di Venezia, violando la neutralità, i marinai di Perasto, imbarcati sul bastimento « Anna Bella », comandati dal conte Alise Viscovich, si opposero alla sua entrata e si diedero all’ arrembaggio. Il cuore dei dalmati batteva per Venezia, profondamente veneti essi si sentivano, tanto che Francesco Pesaro poteva ben dire al doge Manin, quando ormai il governo ducale era caduto : « Tolè suso el corno e andè a Zara ». Difatti i dalmati invitarono Domenico Pizzamano a seguirli in Dalmazia e divenire colà il loro capo, e nel giugno del 1797 arrivarono a Spalato due cittadini bocchesi che proposero di fare della Dalmazia insieme alle Bocche di Cattaro una repubblica eleggendo per doge il procuratore cavaliere Francesco Pesaro. Queste proposte non furono ascoltate, ma servono a testimoniare come i dalmati non si sentissero altro se non veneti. E se, come vedremo, essi finirono col darsi spontaneamente nelle braccia del governo ungaro-austriaco, ciò avvenne perchè videro in questo 1’ unico modo di far cessare la terribile anarchia in cui venne a cadere la Dalmazia in quell’ epoca, e della quale ora tratterò. 11 nuovo governo democratico di Venezia non trovò la sua approvazione fra i dalmati : essi vedevano in quelle parole « democrazia » e «uguaglianza» lo spirito francese; «democratico» e ¡francese» erano in Dalmazia sinonimo di ateismo e regicidio, e tutti quelli che tendevano ad abbracciare le idee francesi venivano soprannominati « giacobini » o « ebrei » (cifuti). (') Botta: Supplemento alla storia d’Italia. Pisa, 1825.