4 che cadono, ora, come demoni che si elevano, divisi sempre fra il caduco e 1’ eterno. E questa loro inquietudine traspare naturalmente nelle opere, che offendono a distanza di secoli, con le loro ineguaglianze, gli squilibri, le crudezze loro, atte ancora a suscitare reazioni nei posteri per giudizi o contese, che son già superate e ben morte. Ma quanta umanità non trabocca da questa loro inquietudine tormentosa e tormentata, che c’ investe, come un vento di bufera, ci mozza il respiro e ci costringe ad ascoltare le loro voci spesso aspre e sdegnose, perchè scuotono le nostre più intime tastiere emozionali, e sanno trovare un accordo armonico colla percussione centrale delle nostre anime, che, in profondità, son sempre amare. Perciò essi non muoiono mai, ma soffrono bensì d’improvvise accensioni e oscuramenti, secondo che i tempi si orientano verso un lato o un altro della loro poliedrica opera, scaturita dalla sofferenza. E pochi autori hanno goduto, e godono tuttora, di una vitalità più duratura e più intensa del Tommaseo, nell’animo delle generazioni a lui successive, le quali lo hanno ammirato o maledetto, suscitate e incitate dal suo spirito di contraddizione, come da un lievito eternamente operante. “ La contraddizione è 1’ essenza dell’ umana natura, scrisse il Tommaseo, è contraddizione la sincerità dell’affetto; è tutta contraddizione la vita „. (1) Ma tuttavia la contraddizione non cessa di essere per lui fomite d’un interno squilibrio, che lo travaglia di un intimo profondo tormento, che straripa ovunque nei suoi scritti, rigurgita evi si frantuma in una meravigliosa dispersione, che è la sua forza e la sua debolezza ad un tempo, perchè lo rende psicologicamente assai interessante, ma stanca e scoraggia chi voglia, con pavido animo, ligio alla tradizione, seguirlo sull’ accidentato, selvaggio sentiero, eh’ è il suo. Così avvenne che il gran pubblico letterato si fece assai presto sordo all’ incanto della sua arte, appesantita da rigide tesi morali e da dovizia di pensiero logico, impotente spesso (*) Carteggio fra N. Tommaseo e G. Capponi. Zanichelli, 1911, p. 61.