27 4) infine, nell’ emettere giudizi sulla pratica della schiavitù, ci si lasciò fuorviare dall’ abbondanza delle notizie pervenuteci sul traffico degli schiavi nella seconda metà del trecento. Mentre la schiavitù domestica fu umana nella sua essenza, come avremo occasione di constatarlo sovente nel corso della nostra esposizione, è naturale che la copiosità del materiale attinente il traffico degli schiavi, potesse prestarsi al-l’interpretazione che le città dalmate si distinguessero anche nel commercio degli schiavi. Niente però di più falso, come risulterà, in generale, per tutte le città sulla scorta dei loro Statuti e, in particolare, per Zara (e per Spalato (l) sulla scorta degli atti notarili. Nel '300 la vita economica delle città dalmate, tanto dal punto di vista rurale che da quello urbano, si era già svincolata dal lavoro servile. La libera contrattazione delle parti interessate era alla base del lavoro agricolo e del-1’ esercizio delle arti e mestieri, cosicché ad es. per Zara si incontrano pochissimi casi di compera di individui, e precisamente di donne, che venivano assunte nelle famiglie quali domestiche a vita, ma che certamente erano destinate o prima o dopo a divenire libere. Difatti, sono più numerosi gli atti di manomissione di schiavi che non quelli di compera di essi per fini economici ; sono invece relativamente numerosi, dato il ristretto periodo di tempo in cui si compiono, gli atti di compravendita di schiavi da parte di commercianti di professione. Quali cause che favorirono nella seconda metà del ’300 il sorgere di mercati d’uomini nelle città dalmate sono certamente da annoverarsi le seguenti : 1) una forte richiesta di schiavi, specialmente di sesso femminile, in molte parti d’Italia ; 2) 1’ esistenza quasi di vivai di schiavi nel retroterra delle città dalmate, costituiti dai paesi di Croazia, Slavonia, Bosnia e Rassia, che erano abitati da stirpi slave stabilitesi dopo che si era esaurito il loro spirito di conquista ; 3) la situazione geografica delle città dalmate che le rendeva il naturale punto d’incontro dei venditori dell’ interno e dei compratori d’ oltre Adriatico e del bacino del Mediterraneo ; 4) la legalità, in sé, dell’ operazione di compera d’individui nelle città dalmate, per quanto essa presupponesse finalità ben differenti ; 5) la poca scrupolosità di certe persone sulla scelta dei mezzi per realizzare dei profitti. È certo che vi sarà stato qualcuno, anche prima di allora, che avrà approfittato della funzione economica della schiavitù nelle città dalmate, non per fare acquisto di mano d’ opera per proprio uso, bensì a scopo di commercio. Finché però tale pratica si mantenne in limiti discreti, essa dovette passare quasi (*) Vedi Appendice I: La schiavitù a Spalato nella seconda metà del ’300.