56 Anche qui, come nel Figlio e come in ogni opera — tranne Dio e la donna — di Arturo Colautti, c’ è ingegno ; e non poco ingegno. Ma pare di leggere quelle prose di lui nelle quali parlava della guerra di Crimea o di un grande o piccolo intrigo politico ; non una calda e bella prosa d’ arte. Primadonna poteva essere una sinfonia e non è se non una facile e piacevole e briosa canzonetta. Nell’ arte de! poeta che ci ha dato — nel Terzo peccato — il canto di Rodolfo d’Absburgo (come vi era bene espressa questa nostra bontà che non ha paura di mentire quando la pia menzogna possa sparagnare un dolore a chi, seppur ha peccato, ha già sofferto e espiato molto !), Primadonna è 1’ ultimo gradino. Ma, certo, nessuna opera sua — neppure lo stesso Terzo peccato — ci dice tutta la sua gloria. Arturo Colautti fu uno scrittore; ma fu anche, e soprattutto, una coscienza; e, come tutti quelli che offrirono con un’ arte anche 1’ esempio di una grande dignità, egli è maggiore de’ suoi libri. La sua gloria è nell’avere sofferto tanto per la sua patria maggiore, 1' Italia, e per la sua patria minore, la Dalmazia, senza fare pubblica professione di amor patrio e senza domandare e senza accettare premi materiali al suo acceso e puro amor filiale. E morì la vigilia del gran giorno desiderato e sognato e aspettato : la vi • gilia della nostra guerra. Perciò sarà forse ricordato. Primadonna poteva anche non essere stampata. G. Marussig