36 eh’ ebbi la sera, vidi come, per dimostrarmi eh' e' non aveva stancata la mia pazienza, egli tornasse a esercitarla, e mi confermai nel proposito di nulla scrivergli. A Lei che con tanta amorevolezza fece 1’ imbasciata, e gli avrà certamente fatto intendere che io non fo nè ritrattazioni nè scuse, ma che non soifro intimazioni ; io debbo la notizia di quest’ altra lettera ; non dicesse egli che, dopo promesso rispondere, vengo meno alla data parola: giacché le cose si confondono a lui nella mente, [non per malizia, ma per non essere in grado di ben conoscere me] (L). Meglio in un breve colloquio io credo essere stato da Lei conosciuto. Così, per quiete propria e de’ suoi non lasciasse in altrui mano simili documenti. Ma faccia, se gli piace così. Ella di me non gli parli : che e Lei e io abbiamo a pensare e a far altro. Senza i ringraziamenti, dal cuore di Lei sottintesi, rinnovo gli auguri d' ogni consolazione sua vera. » Sul mezzodì del 29 d’aprile 1874, mentre dettava un capitolo d’un trattato di morale, il Tommaseo fu colto dall’apoplessia. All’alba del 1° maggio si spense. (2) A. De Gubernatis continuò a Firenze il suo insegnamento fino al 1890, anno in cui passò alla cattedra di letteratura italiana nell’ Università di Roma, ove tenne pure, fino al 1908, l’incarico di sanscrito. (3) Petre Cìureanu (4) Cancellato nel manoscritto. (2) Alberto Sodi, op. cit., pg. 19. (3) Enciclopedia italiana, voi. XXII, pg. 501. I