necessità. E lo strazio delle famiglie provate dalla guerra colla perdita di persone care è contenuto in una austera nobile fierezza. Nessuna recriminazione. « La guerra deve ancora durare per la rivendicazione di Trento e di Trieste, per quella dell’ Adriatico. È necessario che duri ancora. La rivendicazione dell’Adriatico è per noi questione di vita o di morte. La marina ? È meravigliosa nel suo febbrile nascosto lavorar gravido di continui pericoli, proficua, ma senza personale soddisfazione ». Così si parla dovunque, nei treni, al caffè, nelle trattorie, nelle famiglie, nei crocchi che discutono animatamente per via. La forza d’ Italia non è soltanto alla frontiera e nel mare, non ancora nostro. È pure nelle città, nei borghi, nei villaggi, come del resto d’Italia, anche di questa meravigliosa sponda. Le candide cittadine costiere passano rapidamente nel chiaro e languido mattino di settembre. Passa la grande città adriatica deH’avvenire, e, attraversando un panorama con una vegetazione quasi orientale, si raggiunge la prima meta del viaggio. Nella città, dalla via centrale larga e diritta, dalle viuzze laterali in salita, dalle case basse dalla linea presso che uguale e che, coi suoi castelli caratteristici le conferiscono una intonazione tutta speciale, è un movimento continuo di persone vestite nelle più varie divise, un correre di trasporti a motore ed a mano, un traballare di carrozzelle d’altri tempi, tirate da cavalli veloci ma inve rosimili. Nessuno sosta, nessuno indugia. Sembrano tutti agire, adempiendo una missione. Il movimento converge alla riva o da questa si diparte. E quando raggiungi la riva, lo spettacolo, più che grandioso in senso navale, appare come una perfetta unità meccanica in incessante febbrile azione. Si ha l'impressione che se si dovesse arrestare il funzionamento anche di un solo naviglio, fosse anche il più piccolo, o I' opera di un aggruppamento di uomini che ivi disciplinarmente si svolge o anche di un solo individuo, verrebbe meno alle formidabili unità 1' impulso che loro dà vita e il più completo silenzio subentrerebbe al frastuono che uomini e cose conferiscono all’ indescrivibile ambiente. E una selva di antenne, di ogni genere e specie, che si erge nell' aria invasa dalla nuvolaglia di carbone che ridiviene, negli intervalli, tersa ed azzurra. Sono colossali cataste di carbone che stanno sulle opposte rive, pronte ad alimentare la voracità dei navigli. E sono, in ben situati recessi, immensi depositi di liquidi, per estinguere la sete di altri. È poi un continuo via vai di agili navi, che escono a slanciarsi per le più audaci e perigliose operazioni e rientrano lentamente dopo averle compiute. E sono altre allineate a gruppi, appa-