51 Malati, dunque, malati non solo di spirito, tutti loro, lo zio come la mamma, lui come lo zio? .....Ora, ora capiva perchè egli era capace di grandi sforzi di volontà, senza potere tuttavia stendere mai la sua volontà, nella calma. Questa sua tragica inquietudine non era, dunque, impazienza ambiziosa, non era mancanza di disciplina, non era poca onestà. Aveva fretta perchè una profonda forza istintiva lo spronava, senza che egli sapesse. Se egli aveva corso, era stato perchè, non lui, ma qualcosa in lui, si era sentito inseguire dalla morte. Ecco, ecco : egli aveva corso sempre, senza riposo, non fermandosi che il tempo necessario a ripigliar fiato, perchè era inseguito; perchè un presentimento buio, che non si era alzato mai fino alla ragione, che era sempre rimasto giù, nel profondo, dove era nato, alle radici della vita, l’aveva spinto a fuggire davanti a quella minaccia, davanti a quel pericolo. Tutto, tutto era chiaro, ora. Egli giudicava ormai la sua vita come avrebbe potuto giudicare quella di un altro uomo, il cui nome non avesse detto nulla al suo cuore. Si guardava come avrebbe guardato uno straniero. .....No. 11 suo male, quel gran male che qualche volta gli era parso non indegno di gloria, non era che 1’ effetto di una triste malattia : della malattia che aveva già fatto penare e morire tutti i suoi. Lì, lì era — in quel suo corpo, nel povero sangue, nella carne stanca — la causa, la grande causa di tutto. Dunque ? Ne era ancora, più che altero, orgoglioso ? Aveva ancora, avrebbe avuto ancora il coraggio di guardare gli altri come poveri ragazzi inconsapevoli per i quali la vita non è altro che un gioco senza misteri ? .....Egli sapeva finalmente la causa della sua inquietudine ; sapeva 1’ origine e la qualità della forza che 1’ aveva mosso e poi 1’ aveva aiutato ad andare; sapeva quale sentimento non gli aveva permesso di riposare, di aspettare, di raccogliersi. Che importava che quella sua fretta non fosse stato eroico desiderio di fare di più e di dare di più, ma semplice, povera, umana paura di non aver tempo ? Egli aveva avuto la fortuna che pochi uomini hanno: di conoscersi, di capirsi, di vedere la propria vita come si vede quella di una perfetta creatura poetica. Se non gli era più dato di ammirarsi, ben si poteva ora assolvere da ogni colpa. L’ uomo che scappa inseguito dalla morte può ben correre pazzamente, urtando e rovesciando quanto gli impedisca il passo, imboccando qualunque via gli si apra davanti. La sua non era stata una fuga da vile.