22 GIUSEPPE M A RUSSI G, AMICO Chi ha avuto il privilegio di aver conosciuto la « sua » amicizia, amicizia fedele ed attenta, esigente e vigile, talvolta resa ombrosa da una ricchezza di apprensive sfumature, non può pronunziare o scrivere il nome di Giuseppe Ma-russig, senza provare un’ emozione fatta anche di timore. Giuseppe Marussig, giudice onesto, entusiasta e stanco, conoscitore di uomini, amava, specie negli ultimi tempi, vivere nell' ombra pur possedendo il grande dono di saper offrire la luce agli altri, così come egli, tormentato fin dall’ adolescenza da circostanze, dubbi, avvenimenti più grandi di lui, e che in lui lasciarono cicatrici e lividure, sapeva regalare la serenità, la parola d’incoraggiamento, una sillaba viva di speranza, la stretta di mano che vale quanto un viatico, a quelli che, stanchi o delusi, ammalati di spirito o di corpo, barcollavano sulla strada ch’egli aveva già percorso pur percorrendola ancora : 1’ aspra e soleggiata strada che si chiama vita. Egli era uno dei pochi esseri con i quali riesce impossibile mentire. Il suo sguardo febbrile, scuro, lucido, chiedeva a tutti, e sopratutto negli ultimi tempi, un unico dono : la sincerità. Sincerità gaia o grigia, torbida od ingenua, frivola o tragica. Giuseppe Marussig tormentato fino all’agonia, tormentato nell’agonia era ansioso di conoscere meglio gli « altri », i più vicini ed i più lontani, i giovani ed i vecchi, gli artisti e gli scienziati, quelli che la vita ha vinto e quelli che la vita ha reso vincitori, gli « altri » insomma, forse per conoscere meglio se stesso e sentirsi meno solo. Aveva sete di verità. Questo suo estenuante bisogno di accostarsi con rispetto al cuore umano così vasto da diventare anonimo è stato, senza dubbio, la più delicata e profonda ragione del suo male, trasformato in tormento, che non lo ha abbandonato mai. Anche i suoi ultimi sguardi imploranti ed avidi, che sembravano voler frugare nelle nostre anime, nei nostri cervelli erano soltanto accorate suppliche di verità. Egli desiderava prima di cadere nel gran buio, prima d’innalzarsi nella gran luce, fissarci ancora una volta, ad uno ad uno, misurare le nostre forze e la nostra fede, intuire nella luminosa chiaroveggenza che Iddio concede ai moribondi la strada che ci rimaneva ancora da percorrere senza di lui, le difficoltà che ci attendevano in agguato e che avremmo dovuto vincere senza