29 sciabole e i loro fucili. A tale spettacolo il generale Lauriston, che dalla piazza intrepido sosteneva gli ultimi istanti, e 1' estremo fato ne dividea cogli abitanti, balzando al collo del vincitore collega, stette gran pezzo a lui avviticchiato, senza poter proferire parola, tant’ era la sua commozione. Per quell’ inato sentimento, per cui 1’ uomo si volge al cielo nei gran momenti, si sparse tosto il popolo per le chiese : e migliaia di voci esultanti, più coi singhiozzi che colle parole s’intesero sfogare la religiosa loro gratitudine. Nel susseguente giorno ricominciarono in modo più ordinato le pubbliche espressioni della generale letizia e gli atti di fervida e riconoscente pietà. Vedevansi devote processioni composte di ogni ordine di persone che a piè scalzi, cantando inni di grazie, visitavano i sacri tempi, e alla salvata città davan l'aspetto il più commovente...». Non avendo allora forze sufficienti per inseguire i russi e i montenegrini ad attaccarli nella posizione di Castelnuovo, disposto quanto era possibile per garantire il territorio di Ragusa, il Molitor si mise in viaggio alla volta di Zara. L'amministrazione del provveditore generale Vincenzo Dandolo e le operazioni militari del generale comandante in capo Augusto Federico Luigi Marmont. Poiché i russi e i montenegrini tenevano ancora il possesso delle Bocche di Cattaro, Napoleone temendo che la politica in Dalmazia potesse subire ulteriori complicazioni, pensò di affidare questa provincia, dividendo il potere civile dal militare, a due uomini da lui molto stimati : Dandolo e Marmont. Di quest’ ultimo aveva potuto apprezzare il valore nelle armi, perchè gli era stato intrepido compagno in tutte le sue imprese militari. Dandolo aveva fatto parte della deputazione mandata nel 1797 dalla repubblica di Venezia al Direttorio per scongiurare il pericolo che le sovrastava. Si sa che Napoleone, avutane notizia, ordinò che i deputati venissero arrestati e condotti davanti a lui : arrabbiatissimo, perchè quel passo se fosse riuscito, avrebbe potuto rovinarlo, denunziandolo alla Francia come usurpatore dei poteri, cerne un traditore di un popolo chiamato alla libertà, egli fece loro un violentissimo discorso. Essi l’ascoltarono con calma e dignità, e quando ebbe finito Dandolo rispose. « Dandolo - dice il Marmont nelle sue memorie - ordinariamente privo di coraggio, ne trovò quel dì nella grandezza della sua causa. Egli parlava facilmente : in quel momento ebbe dell’ eloquenza. Si diffuse sul bene della indipendenza e della libertà, sugli interessi del proprio paese e sulla misera sorte che ad esso era riserbata, sui doveri d’ un buon cittadino verso la patria. La forza dei ragionamenti, la convinzione, l’emozione di lui agirono sulla mente e sul cuore di Bonaparte a segno da far scorrere delle lagrime dagli occhi suoi. Non replicò una parola, rimandò i deputati con dolcezza e con bontà, e di poi ha conservato per Dandolo una benevolenza, una predilizione che non si è mai smentita, ha sempre cercato 1’ occasione di