30 per un' immensa pietà di sè. Avviene, babbo, quando le nostre lagrime non bastano più a sciogliere il groppo della nostra pena e il pensiero che altre lagrime saranno sparse sul nostro corpo morto dà un (ascino prepotente ai richiami che vengono alla nostra disperazione dalle tenebre. Ma non fu così di me. Il mio dolore era lucido. La mia disperazione era limpida. Tentai, babbo. Volli. Ah, vedere un attimo 1’ eternità ! Essere su la riva di quest’ oceano buio e udirne il cupo rumore e sentirne la maestà! E come avere un attimo su l’anima il peso dell’ infinito ... ». Qui il mio spirito aveva brividito perchè le tue parole erano piene d’ombra e tu non lasciavi capire quanto la tua fantasia avesse dato alla pagina scritta e quanto la tua stessa passione di vivere . . . Non ho osato domandartelo mai, nè oggi oso : ma ha sentito allora e sento oggi che anche in una piega della tua anima c’ è una rosa morta onde ogni parola che dici trae un suo profumo di accorata tristezza e che tu sei di quelli i quali, scrivendo, intendono fare il testamento del proprio pensiero e del proprio cuore. « Faìs le testament de ta pensée et de ton coeur : c’ est ce que tu peux {aire de plus utile ! » ammoniva Federico Amiel settant’ anni fa. E anche oggi, credimi, quello che ci resta a fare di meglio ! Tuo Fausto M. Martini