4 sempre di italiano anzi di Dalmata irredento, e non nascose i suoi sentimenti anche quando e dove il manifestarli poteva essergli di danno. Mantenne sempre amichevole contatto con gli studenti italiani di Vienna, dei quali è noto l’acceso patriottismo e il dinamico irredentismo. Si interessò dell’ attività del loro Circolo Accademico, ne fu 1’ oratore ufficiale per le celebrazioni dell’ Alfieri, del Tommaseo, del Goldoni e per la commemorazione di Adolfo Mussafia, e ne fu nominato a socio d’ onore. Quanti illustri studiosi ed artisti italiani passarono per Vienna, trovarono ospitale accoglienza nella sua casa, che loro parve come un angolo della patria : Salvatore Farina, Albano Sorbelli, Virginio Gayda, Luigi Rasi, Arturo Farinelli, il padre Semeria, Ermete Novelli, per nominarne solo alcuni. Usava fare, durante le ferie pasquali un viaggio in Italia, ne ottenne il passaporto anche per il 1915, ma non ritornò più. Abbandonò il posto, i connessi diritti e la posizione che godeva in Vienna, non volendo che la guerra imminente lo sorprendesse nel paese straniero, del quale di diritto era suddito e che difatti avviò contro di lui un procedimento giudiziario per il suo « tradimento ». Lo studio del suo autore non fu per lui un limite, ma anzi la spinta ad assecondare la spontanea passione della cultura letteraria, anche straniera ; e perciò s’ era approfondito oltreché nella lingua tedesca, che aveva imparato nel Ginnasio-liceo di Zara sotto la guida del prof. Tullio Erber « egregio storico e impareggiabile insegnante » (e per il Lessing sentì simpatia di idee), anche nella francese e nell’ inglese e nelle relative letterature ; cosicché, trovatosi in Italia, senza legali titoli di studio, pensò di valersi della sua profonda conoscenza della lingua e del mondo tedesco e, con l’ottobre 1915, assunse l’incarico d’ insegnamento di quella lingua nel R. Liceo-ginnasio « D’Azeglio » di Torino, che scambiò, nel febbraio 1916, con quello più alto, della stessa lingua e letteratura presso il R. Istituto superiore di magistero femminile in Firenze. Riaperti i concorsi universitari eh’erano stati bltìccati durante la guerra, ottenne, nell ottobre 1922 la nomina a professore ordinario e, tre anni dopo, quella a stabile, con il computo, per 1’ anzianità, anche dell’ opera prestata prima della guerra che fu sempre in servizio della cultura italiana. Riacquistata così una certa sicurezza economica, potè tornare, con qualche calma al suo Goldoni, pur non trascurando le pubblicazioni che attestassero la sua attività di professore universitario di letteratura tedesca. Anzi, come racconta lui stesso (nella prefazione al saggio « Per la fortuna del Botimi bienf aisant »), dopo superata la grave tormenta, riprese le indagini per una bibliografia di tutte le traduzioni del Goldoni e, arrivato all’ età in cui giova raccogliere le sarte, voleva dare di questi suoi cari studi un contributo più saldo che non siano articoli e saggi che vivono la vita effimera delle riviste e dei giornali dove apparvero. Non dimentichiamo che nel 1907 era stato chiamato dal Sindaco di Venezia a far parte del Comitato ordinatore della grande edizione veneziana delle Opere complete di Carlo Goldoni, della quale è compilatore Giuseppe Ortolani. Egli si offerse di collaborare alle Note storiche e difatti ne scrisse ben quarantasette,