L’ “ ODE SU VENEZIA, DI LORD BYRON Benché nella raccolta delle opere complete del Byron, Y Ode su Venezia non porti una data certa, è però fuor di dubbio ch’essa venne scritta — o finita — nel 1818, ancora durante il soggiorno veneziano del poeta, perchè questi ne fa menzione in una lettera al Murray del luglio di quell’anno con queste parole : «I have compieteci an Ode on Venice ». All’editore però la mandò soltanto verso il maggio del ’19 insieme al manoscritto del Mazeppa. In ogni modo, al tempo in cui l’ode fu composta i sentimenti del poeta avevano già perduto un po’ dell’entusiasmo suscitato in lui dal suo primo contatto con Venezia, dov’era giunto in novembre del 1816. Infatti in una lettera da Ravenna del 2 luglio 1818 all’amico Hoppner, console generale inglese a Venezia, ci par di sentire l’eco degli stessi sentimenti che dettarono al Byron quell’ode. Egli scrive : Il mio ritorno a Venezia è per adesso assai problematico : può darsi che avvenga, ma non so dir nulla di positivo,... essendo ora per me ogni cosa incerta e indecisa, tranne il disgusto che mi suscita Venezia se la confronto con ogni altra città di questa parte d’Italia. Quando dico Venezia intendo i veneziani. La città in se stessa è superba come la sua storia.... ma la popolazione è quale non l’avrei mai creduta fin che essa non m’insegnó a pensare cosi. Questo sdegno, che tanto contrasta coi giudizi assai più miti contenuti nelle lettere precedenti e nei frammenti del giornale, non solo, ma anche nel IV canto del Childe Harold — è riecheggiato fortemente nell’Ode, soprattutto nei primi versi, dove l’ignavia politica dei veneziani è sferzata a sangue : « essi son diversi dai loro padri, come il limo — la scura belletta verdastra che lascia il mare ritraendosi, è diversa dalla sprizzante spuma della marea di primavera : .... acquattati a terra come granchi, essi vanno strisciando per le loro strade in ruina.... ». Le impressioni del primo tempo in cui il Byron soggiornò a Venezia, sono invece tutte di simpatia, anche per gli abitanti, dei quali ammira la gentilezza, la spontaneità, specialmente del popolo : seppure l’ammirazione sembri particolarmente eccitata dalla bellezza delle donne. In una lettera al Rogers del 3 marzo 1818, accennando ad alcuni salotti ch’egli frequentava, e in particolare ai ricevimenti del Governatore, egli scrive : È questo un ottimo ambiente per trovarsi con molte signore. Il loro dialetto, i loro modi mi piacciono assai. Esse hanno una grande naïveté che attrae, e