La cura gelosa con la quale la Veneta Repubblica tutelava, regolandole, le acque della laguna considerate come « le sante mura della patria » (1) ebbe sempre a caposaldo la costruzione di marginameli e dighe diretti a mantenere ben definito il corso delle correnti di marea, sgombri ed efficienti i canali e scevre da interrimenti le rive. Fino dal 1550 Cristoforo Sabbadino, proto insigne della Serenissima, aveva vagheggiato la sistemazione integrale dei bordi lagunari della città mediante la costruzione di una ban-china che la circondasse tutta con un molo al quale avrebbe dovuto appoggiarsi un canale continuo di acque vive e relativamente profonde. Ma nonostante la geniale semplicità e la inoppugnabile efficacia, il disegno non ebbe principio di attuazione per diversi secoli, neppure per la riviera di San Marco, fino a quando, (i) Editto di Giovanni Battista Egnazio, anno 1371 : VENETORUM U R B S DIVINA DISPONENTE PROVIDENTIA AQUIS FUNDATA aquarum ambitu circumsepta AQUIS PRO MURO MUNITUR QUISQUIS IGITUR QUOQUO MODO DETRIMENTUM PUBLICIS AQUIS 1NFERRE AUSUS FUERIT UT HOSTIS PATRIAE IUDICETUR NEC MINORI PLECTATUR POENA QUAM QUI SANCTOS MUROS PATRIAE VIOLASSET HUIUS EDICTI IUS RATUM PERPETUUMQUE E S T O