Ma la Riva degli Schiavoni fatta ancor più libera da ogni ingombro volgare salvata per « la buona stella di Venezia » dalla costruzione di una via pensile (horresco referens) fra S. Marco e S. Elena (1), divenuta il passeggio prediletto di cittadini e forestieri, la « Riva » per eccellenza, rimaneva sempre 1’ opera grande e bella, architettonicamente e paesisticamente superba, testimonianza dell’ ingegno e dell’ amore dei nostri padri. Essa era, com’ essi l’ avevano saggiamente pensata e romanamente voluta, ornamento della loro Città, della « Dominante ». Ed anche idraulicamente aveva raggiunto i suoi scopi : più viva la corrente, meno forti i depositi. Non nulli però, perchè la nostra laguna, come ben osservava il Tentori, « non potrà mai purgarsi da se sola e « senza 1’ aiuto dell’ Arte dalle successive e perpetue atterrazioni, che in « essa si generano... e che mai e poi mai in mare dall’ ordinario riflusso si « portano », fatale essendo che l’acqua, dove non riesce a spazzare, deponga. Sul principio del Settecento, il Trevisan nel suo celebre trattato, parlando appunto della vecchia riva, degli antichi lavori di rettificazione e di muratura del Trecento, notava che ciò aveva giovato « molto al manteni-« mento » del Canale (2) ; molto sì, ma relativamente e con 1’ aiuto di ripetuti scavi. balaustrata attuali. « Questo monumento acquista poi molto anche dalla riva monumentale con balaustri, che il Municipio volle erigere espressamente, e che, vista dall’ acqua, imprime un carattere di nobiltà e di distinzione all’ opera del chiaro scultore romano (Ettore Ferrari) ». (Gazzetta di Venezia 2 maggio 1877). (1) Il primo prefetto di Venezia, Luigi Torelli, benemerito del resto per tante altre opere aveva concepito questo progetto che fu anche dato alle stampe : « Progetto di congiunzione della Piazzetta di S. Marco e 1’ isola di S. Elena mediante una via pensile lungo la riva degli Schiavoni e la formazione di una grande arena nautica fra i giardini pubblici e 1’ isola suddetta proposta dal Prefetto senatore Torelli ai cittadini di Venezia nel 1871 ». (Vedasi Antonio Monti, II conte Luigi Torelli, a cura della società nazionale per la Storia del Risorgimento Italiano, Comitato Regionale Lombardo; e la recensione di Elio Zorzi nella Gazzetta di Venezia 9 settembre 1931). Fu quello del Torelli un periodo di grande fervore d’ opere innovatrici, in cui lo spirito non potè spogliarsi del gusto dominante, di quel gusto, che aveva dato i ponti in ferro sul Canal Grande, e che nel 1857 aveva vagheggiato di sostituire alle botteghe intorno al Campanile di S. Marco un maestoso caffè in ghisa. Nel 1866 si giungeva a progettare di condur la ferrovia fino alla Punta della Dogana e a trasformare S. Giorgio in stazione per passeggeri. (Sunto storico cit., p. 360 e Arch. Sta, Ven., Pubbliche Costruzioni, Indice I, 84). (2) Tentori Cristo., Della legislazione veneziana sulla preservazione della Laguna, Venezia, Rosa, 1792, pp. 289 e 303; Trevisan, op. cit., p. 72. — 44 —