fondamenta del Molo (1342), già rettificato da Giovanni Dandolo, e si progetta di ampliare il ponte di S. Marco, che si ricostruirà poi (1360) in proporzioni più ridotte dell’ ideato, suscitando una complicazione, poiché la ditta appaltatrice rappresentata da una vedova ha speso tutto il denaro ricevuto dallo Stato nell’ accapparrare in Istria la pietra necessaria e sono morti, per una grande epidemia, parecchi di coloro, che hanno ricevute le caparre. Si rifanno il ponte di S. Zaccaria a spesa totale delle monache (1333) e quello di S. Biagio che si addossa ai patroni dell’ Arsenale e ai Castellani, abitanti di S. Biagio e di S. Pietro di Castello (1381). Si vieta la vendita del vino (si vendeva dovunque, ma particolarmente alla riva del Vin a Rialto e al ponte del Vin ora Danieli, sulle barche e sui navigli) lungo il Canale di S. Marco, perchè si fanno molti rumori e si commettono ogni giorno omicidi (1348). Sorgono altri edifici. I Gabrieli, che sono fra i più ricchi della città e danno da soli 22000 lire per la guerra di Chioggia, vi ricostruiscono nel nuovo stile archiarcuato, quale la vediamo, la loro splendida dimora, oggi albergo, incastonandovi nella facciata e nel cortile patere e frammenti del precedente edificio veneto-bizantino. Presso quella dei Molin, che dal 1362 al 1367 accoglieva il Petrarca, in meditazione di studi e in contemplazione d’opere e di uomini, là dov’ e-rano delle basse casucce, i Navagero fabbricavano il palazzo ed il ponte, che per tanti anni portò il loro nome, che poi fu chiamato della Pietà e finalmente del Sepolcro. E fra Pieruccio d’Assisi, il quale qui limosinava sui ponti, per la via e sulle barche il vino per le balie, vi stabiliva il suo nido per i trovatelli (1346), che presto ebbe un primo ampliamento (1388), filiale di quello di S. Francesco della Vigna. Quale fosse questa Riva e il suo movimento portuale nel Trecento ce lo fa intendere il Petrarca in tre delle sue Senili. Nella prima a Francesco Bruni, del 9 aprile 1363 (?) descrive la partenza notturna di una nave : « Alta era la notte, tempestoso il cielo, ed io già stanco e vicino a « cedere al sonno era giunto scrivendo fin qui, quando un improvviso « vociare di marinai mi percosse 1’ orecchio. Memore di quel segno udito « altre volte, sorgo frettoloso e salgo alla parte più alta di questa casa « (la casa Molin) che prospetta nel porto. E guardo e veggo. Oh ! quale « spettacolo misto ad un tempo di pietà, di meraviglia, di paura e di diletto.