subito delle gravi obbiezioni, onde il 28 febbraio 1780 i Savi sottoponevano ai tre tecnici i tre seguenti quesiti : I) Se 1’ allargamento della fondamenta poteva portare pregiudizio al Rio dell’ Arsenale, impedendo la solita affluenza d’ acque ; II) Se le torbide, venendo trasportate con maggior velocità dalla corrente, che si sarebbe fatta più forte con la rettificazione della linea, potevano andare a scaricarsi a danno della Laguna, e in qual punto pre-vedevasi tale deposizione ; III) Se la spiaggia, venendo ristretta di un terzo, poteva dilatarsi di nuovo, invadendo « il Canal vivo ». I tecnici non meravigliaronsi di ciò. « Quelle cose, che fanno qualche « impressione nella mente degli uomini sono sempre atte a destar le loro « riflessioni. Tale essendo il progetto della dilatazione della Riviera degli « Schiavoni, non poteva a meno di non insorgere da esso quei dubbi e « riflessi » e nella loro Relazione del 1 marzo 1780, vi rispondevano partita-mente e diffusamente. Alla prima obbiezione contrapponevano che 1’ ampliamento della Riviera, arrestandosi al Ponte della Ca’ di Dio con lieve risalto e non venendo alterato punto il tratto di fondamenta dinanzi ai Forni pubblici, dove il canale si mantiene assai profondo da sè, ne conseguiva che l’imboccatura del Rio non ne avrebbe avuto alcun cambiamento. Che d’altra parte il Rio dell’ Arsenale essendo « come il colo di una vessica destinato a dar « passaggio ad un corpo assai maggiore di acqua, di quello che portino « gli altri Rii, che sboccano nel Canale di S. Marco », e questa vescica essendo costituita dalle vasche e dai canali interni dell’ Arsenale, che non possono smaltire le proprie acque, se non per il detto rio, cioè da una massa assai grande e voluminosa, così nel flusso come nel riflusso del mare, la velocità del rio ne risultava maggiore e quindi maggiore anche la profondità. E si notava che certi scavi s’erano resi necessari solo per dar passaggio alle navi da guerra, le quali « da molti anni » si facevano uscire quasi interamente compiute. Alla seconda, che le torbide avrebbero seguitato ad avere il consueto destino, cioè di ritornarsene convogliate nel mare. « Le torbide della laguna « (toltone le spazzature delle strade della città) e che non da altronde pro-« vengono, che dal Mare, sono piuttosto un fantasma, che altrimenti ven-« gono esse eccitate nel Mare dalle Burrasche ; nè queste Burrasche sono « così frequenti, come sono le piene dei fiumi. Ma comunque siasi ritor-« nano al Mare. L’acqua opera col suo peso, e quella salsa, che è molto — 24 —